Il deserto dei Tartari

di Dino Buzzati, con Woody Neri, adattamento teatrale di Maura Pettorruso, regia di Carmen Giordano

Teatro

La vicenda narrata ne Il Deserto dei Tartari da Dino Buzzati, ambientata in una fortezza, la Fortezza Bastiani, ormai abbandonata a causa della sua posizione non più strategica all’interno del conflitto, si traduce in un intenso monologo in cui il tenente Drogo, protagonista del romanzo, si confronta con se stesso, i suoi pensieri, i suoi desideri e le sue paure esistenziali. L’adattamento teatrale a cura di Maura Pettorruso è affidato all’interpretazione di Woody Neri, per la regia di Carmen Giordano: tre artisti si confrontano con una messinscena di grande intensità, ricreando sul palco l’atmosfera, i silenzi e le parole del celeberrimo romanzo di Dino Buzzati.

"...un continuo e incalzante confronto con se stesso. […] Essenziale è l'adattamento firmato da Maura Pettorruso, con la regia di Carmen Giordano [...]. Il senso profondo del romanzo c'è tutto: anzi, il flusso continuo dei pensieri di Drogo, le continue domande sul senso della vita, della rinuncia, del passare del tempo, della morte, proiettano lo spettatore direttamente nel cuore della vicenda".

Lorenzo Viganò, Corriere della Sera, 3 febbraio 2013

Uno spettacolo di scabra essenzialità e ritmo stringato, dove soltanto la luce di tre lampade, che lo stesso protagonista accende e spegne a scandire lo scorrere del tempo e del pensiero, interviene a interrompere la costante penombra che accompagna la narrazione. E tutto si affida all’efficacia di un’interpretazione impegnata a estrarre da una quasi totale immobilità la tensione vitale del giovane tenente.

Antonella Melilli Rossi, Hystrio, luglio 2013

Ma la voce sola è anche quella dell’attesa, antica e arida come il deserto, […] sul quale punta il focus la regia di Carmen Giordano, che gioca su elementi primari, essenziali, eppure efficaci nel restituire l’immaginario di una storia inserita in un mondo militare fantastico […]. Il monologo riesce a scorrere senza forzature lungo quell’asse di tempo tragicamente invisibile proprio del romanzo […]. Woody Neri, con grande abilità, cambia registro, portando al massimo un crescendo rimasto in sordina […].

Rita Borga, klpteatro.it, 3 agosto 2012