Il giorno della civetta vent'anni dopo

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I Ragazzoni
Il giorno della civetta vent'anni dopo
Storia su Giovanni Falcone
con Giovanni Gioia
regia di Giovanni Gioia ed Elisa Colleoni

Giovanni Falcone è un eroe nazionale, è il simbolo della lotta alla mafia, è la prova che gli onesti cittadini esistono. Ma Giovanni Falcone è anche l'uomo che ha perso più di tutti, il più criticato, il più vessato. Giovanni Falcone è l'anomalia. Una storia già scritta, una storia scritta nel 1960 da un illustre autore siciliano, Leonardo Sciascia, nel suo romanzo "Il giorno della Civetta". Sciascia illustra il destino di un eroe tragico, il capitano Bellodi (troppe volte identificato con il Giudice Falcone), che si trova a dover combattere con un male più forte di "Cosa Nostra": la diffidenza. Sia nel romanzo che nella storia di Falcone i fatti, le caricature, le immagini rimangono identiche; c'è tuttavia nell'opera di Sciascia qualcosa di scarno nell'approssimazione dei personaggi, un'approssimazione naturalmente voluta. Sciascia diceva: “In Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti e figuriamoci se invece che scherzare, si vuole fare sul serio...”. Il Giudice Falcone, benché dicano avesse parecchio senso dell'umorismo, preferì fare sul serio, ad ogni costo, fino in fondo. È per questo che venne lasciato solo.
In un momento di crisi sociale come questo è importante tornare all'idea dell'esempio. Bisogna prendere esempio dai nostri eroi per trovare in noi la maturità di riconoscere cosa sia giusto e cosa sbagliato. È importante capire cosa significano le espressioni "senso del dovere" e "senso dello Stato". È importante poi capire la storia e i meccanismi della mafia, se si vuole prevenirla e combatterla. Un male immutato nel corso di tanti anni, che ha permesso ad uno scrittore raffinato, quale è Leonardo Sciascia, di prevedere il destino dell'incarnazione del proprio eroe.

Tecnica usata: teatro d'attore


organizzazione: Teatro delle Quisquilie