Il giuoco delle parti

Teatro

La scuola va a teatro

Scuola Secondaria di II Grado

Emit Flesti - Il teatro delle quisquilie
Il giuoco delle parti
di Luigi Pirandello
con Andrea Deanesi, Barbara Deanesi, Massimo Lazzeri
luci di Stefano Mazzanti
scenografie di Andrea Coppi
regia di Rocco Sestito

Scritto da Luigi Pirandello nel 1918, questo lavoro mette in scena il classico triangolo borghese, caro all’antico vaudeville, risolvendolo, però, in un modo inedito per la sensibilità dell’epoca. In bilico fra realtà e apparenza, in una società perbenista che non tollera tradimenti alla luce del sole, la storia è intrisa della tipica ironia pirandelliana che poi, inaspettatamente, si dispiega in dramma. L'adattamento teatrale è esclusivamente incentrato sui tre personaggi principali: Leone Gala, marito tradito dalla moglie Silia e l’amante Guido Venanzi. Anche se separato dalla moglie, Leone accetta di continuare a sostenere formalmente il ruolo del marito; sennonché, con uno di quegli scarti improvvisi di cui solo Pirandello è capace, a fronte di un’offesa arrecatale involontariamente da un gentiluomo, Silia chiede a Leone di difendere in duello il suo onore, sperando così di sbarazzarsi di lui, ma questi, con lucida crudeltà, fa cadere nella trappola della moglie l’amante stesso. Costruita proprio come un “giuoco”, con una stilizzata scenografia, essenziale e claustrofobica, che richiama una grande scacchiera, la messinscena proposta dalla compagnia teatrale fa accadere tutto nella mente di Leone, quando, alla fine della vicenda, rimasto solo, egli assume quell’atteggiamento di immobile e “cupa gravità” che rivela tutta la sua pena. In quegli attimi, come in punto di morte, tutto ripassa davanti ai suoi occhi, ma tutto è rivissuto con rimorso. Colui che “ha capito il giuoco” sarà costretto a scendere dal suo piedistallo di freddo e razionale distacco e dovrà piegarsi allo straripare dei sentimenti. Come in una partita a scacchi, Leone ha fatto le sue mosse e ha vinto. Apparentemente. Perché la vita consiste in un susseguirsi di mosse ragionate che, tuttavia, non esulano dall’imprevisto. È una partita in cui non esistono vincitori né vinti. Quegli attimi di cupa e grave immobilità con i quali la pièce termina, infine, potrebbero coincidere con gli attimi prima dell’ultima partita, quella che Leone, divorato dal suo senso di colpa, ingaggia con la Nera Signora. Ultima partita il cui esito, però, non può che essere già scritto.

Tecnica usata: teatro d'attore


organizzazione: Teatro delle Quisquilie