Il mercante di Venezia
Stagione Teatrale di Cles 2005/2006
Diaghilev s.r.l.
Il mercante di Venezia
di William Shakespeare
con Flavio Bucci, Roberto Della Casa, Luigi Mezzanotte, Michele Lastella, Fabrizio Coniglio, Carmine Balducci, Roberto Della Casa, Giorgio Carminati, Diana Detoni, Chiara Gioncardi, Daniela Monteforte, Roberto Della Casa
regia di Nucci Ladogana
Nel 1595 la regina Elisabetta d'Inghilterra, a seguito di una macchinazione ordita dal duca di Essex, capo della polizia, condannò a morte un medico ebreo portoghese, reo soltanto di aver curato il duca per una malattia venerea e di averlo rivelato negli ambienti di corte (secondo una ipotesi) oppure di aver riferito, nella qualità di informatore della corte inglese, direttamente alla regina, notizie riservate (secondo un'altra ipotesi più politica). Nello stesso anno Shakespeare scrive "Il Mercante di Venezia", rifacendosi ad una novella italiana del '300 dello Straparola (La Novella di Giannetto) ed attingendo da una novella orientale il gioco degli scrigni. Voleva l'autore denunciare l'infame raggiro ai danni dell'ebreo e la corruzione della corte elisabettiana? E' solo una delle ipostesi di lettura, lanciata lì tra le maglie di questo spettacolo, quasi in controluce, sfumata. Certo che questa è una commedia, con azioni e parole quali usano gli uomini quando vivono e raccontano le proprie miserie; uno spettacolo "elisabettiano", attento al fatto scenico, alla presenza degli attori e del pubblico, alla particolare struttura del rapporto scena-platea. Ecco allora Lancillotto, non più solo servo ma maschera che anticipa il Fool, che aspetta lo squillo di tromba per dare inizio allo spettacolo e dice un sonetto shakespeariano. Questo è un altro piano di lettura della messinscena del Mercante, un'ipotesi strutturale.A Venezia, porta sull' Oriente, gli ebrei erano relegati in un ghetto dal quale non potevano più uscire dopo il tramonto. La cristiana Serenissima concedeva loro solo l'esercizio del commercio di stracci e stoffa usata e l'usura al tasso d'interesse fissato dal Doge. L'ebreo Shylock non è la quintessenza della meschinità, dell'avidità, dell'aridità e la nobile Venezia del mercante Antonio, di Bassanio, di Graziano, della bella Porzia (anima dell'Oriente) non subisce alcun ricatto dall'ebreo, ma anzi se ne serve per poi divertirsi ad umiliarlo. Tutt'intorno a Shylock c'è l'ipocrisia dei Veneziani, celata dietro un perbenismo cristiano di maniera. Il vero antagonista di Shylock non è Porzia, motore dell'azione scenica, bensì Antonio. Ma se Antonio è uomo d'onore ed offre il petto al coltello di Shylock per onorare il proprio debito di una libbra di carne (da tagliare lì, il più vicino al cuore), l'ebreo è l'emarginato, il deriso, la cattiva coscienza dell'ipocrita impalcatura su cui poggia la grandezza di Venezia. L'ipocrisia è la cifra più chiara del mondo veneziano di Bassanio, di Graziano, del Doge tutto intento a preservare il rapporto di utilità-emarginazione fra nobiltà e ghetto ebreo. Shylock, tra angoscia e solitudine, vive il suo processo come un incubo, alla merce delle leggi che Porzia enuncia, una dopo l'altra a stringere l'ebreo nella morsa che lo distruggerà, lì davanti a tutta Venezia, col beneplacito del Doge complice. Ed a Shylock cos'altro rimane dopo che ha perso il denaro (cioè i propri mezzi di produzione), il servo e la stessa figlia che rinnega se stessa e la sua gente per vestirsi degli abiti ricchi e sontuosi dei veneziani? Null'altro che irrompere durante il banchetto finale e rovinare il "vissero così tutti felici e contenti", gridando in faccia tutti la loro ipocrisia, la loro falsità. la loro corruzione. Di tanto, nulla c'è che Shakespeare non abbia scritto
Biglietti in vendita:
- presso gli sportelli delle Casse Rurali del Trentino fino alle ore 15.30 del giorno di programmazione dello spettacolo
- presso il teatro il giorno dello spettacolo dalle ore 20.30 alle 21.00
organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comune di Cles