Il paese degli idioti

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2009/2010
La Grande Prosa

Teatro Bellini - Teatro Stabile di Napoli
Il paese degli idioti
di Tato Russo da Fëdor Dostoevskij
regia Alvaro Piccardi
scene e costumi Lorenzo Ghiglia
musiche Stefano Marcucci
con Tato Russo

Uno spettacolo divertente e di sconcertante attualità

L’idiozia come chiave di volta per interpretare la realtà. Tato Russo, autore, attore, regista e direttore del Teatro di Napoli, non è certo l’unico che ne ha fatto uso in questi ultimi anni. Il nostro però è riuscito a cogliere nel segno, come pochi altri, dando vita ad una pièce al contempo piacevole ed inquietante.

Il paese degli idioti è una commedia in tre atti tratta da “Il villaggio di Stepancikovo e i suoi abitanti” racconto di Dostoevskij scritto nel 1859. Regia di Alvaro Piccardi, scene e costumi di Lorenzo Ghiglia. In questo breve romanzo umoristico il grande scrittore russo metteva alla berlina quel mondo costellato di intellettuali inconcludenti, prepotenti, ipocriti, parassiti della società aristocratico-borghese che, all’epoca, popolavano la provincia russa ma che non mancano certo anche nel nostro tempo. Protagonista de Il paese degli idioti è Fomà Fomic che ha come unica ricchezza la parola e gli echi profondi che può creare in chi ascolta; il nodo centrale di questa riduzione teatrale è quello di una parabola sul potere e sulle tecniche di comunicazione: l’arte di influenzare e affascinare gli sciocchi e gli sprovveduti per potere perpetuare il proprio dominio.

Nella sua libera riproposizione teatrale Tato Russo ha concentrato la tensione drammaturgica sull’analisi grottesca di un mondo compresso e inibito, succube di questo mediocre intellettuale saccente ed arrogante, che però, come ispirato da Dio, sa usare toni da demiurgo dell’anima, in grado di dominare l’ignoranza e l’idiozia di un piccolo mondo di provincia.

Quello che ne esce è uno spettacolo di una potente e sconcertante attualità, dalla comicità stralunata e grottesca, ma anche un’occasione per far conoscere al grande pubblico questo capolavoro poco noto di Dostoevskij, ripensato attraverso la grande tradizione umoristica del teatro napoletano e la grande stagione del teatro russo.
Fomà Fomic (Tato Russo), in questo mondo compresso ed inibito, rappresenta la dittatura delle coscienze, del pregiudizio, dal quale un uomo veramente libero non sa sottrarsi. C’è sempre qualcuno che intende formarci a modo suo, qualcuno al quale non riusciamo a dir di no, per mancanza di coscienza, non collettiva che è quella più facile da indirizzare, ma individuale, che è poi la vera unica rivoluzione possibile.