Il pugile sentimentale

Teatro

Buio in sala

Compagnia teatrale Salamander
Il pugile sentimentale
di Alberto Rigettini
con Cristiano Dessì e Davide Mancini
scene e costumi Elena Greco
sound Designer Edoardo Ambrosio
assistente alla regia Simona Schito
voci registrate: Dario Aita, Ernesta Argira, Sarah Nicolucci, Davide Pedrini, Silvia Quarantini, Alex Sassatelli, Manuel Zicarelli
organizzazione Sara Ravetta
regia di Marco Ghelardi

Frank è un pugile che sta affrontando Van Terrible sostenuto dal suo allenatore Joe. Frank invece che affrontare il suo avversario, e agire, inizia a perdersi nei suoi pensieri e a filosofeggiare regalandoci situazioni paradossali ed esilaranti tra gli incitamenti dell’ allenatore Joe e gli assalti di Van Terrible pronto a massacrarlo. Due personaggi e un ring, un combattimento che è metafora delle loro vite.

Note di regia
La situazione paradossale che sta alla base del Pugile Sentimentale è quella di un pugile che è impegnato a pensare anziché a prendere a pugni l'avversario: il pugile, Frank, e il suo allenatore, Joe, sono convinti che “il pugilato sia uno sport di testa” e che sia vinto nella mente prima che nei muscoli. La situazione è paradossale perché è estrema: è vero che a parità di abilità tecnica e di forza muscolare la sapienza tattica faccia la differenza, ma non è vero che questa da sola possa supplire alle gravi lacune su tutti gli altri aspetti che il povero Frank presenta ad ogni round. Frank e Joe sono due idealisti, due Don Chisciotte, senza che nessuno sia il Sancho Panza dell'altro. I due alimentano a vicenda le proprie illusioni e ognuno ha il suo linguaggio e la sua drammaturgia. Frank parla moltissimo e al pubblico, Joe si svela solo attraverso i dialoghi. Verrebbe da dire che abitano in diverse epoche del teatro, ma se Joe non supera mai l'invisibile quarta parete che divide il palco dalla platea, Frank non è certo una maschera del Seicento. I suoi sono i monologhi di un osservatore emotivo della realtà e appartengono al Novecento: non è Amleto, semmai è il Narratore della Recherche. In questo senso Frank è un “pugile sentimentale” e non un filosofo: non elabora teorie sul mondo, piuttosto esplora il suo legame emotivo con esso. Il problema è che lo fa nel luogo e nel tempo sbagliato: l'avversario (Van Terrible) lo prende a pugni e lo manda ko.
Dopo tante botte, ci chiediamo perché mai Frank e Joe continuino a tornare sul ring. Si sono innamorati di un'immagine della boxe; non dello sport, ma della sua immagine.
Frank e Joe non sanno come fare, ma vogliono comunque far parte di un mito: il pugilato come sport sobrio, duro, vero, di fatica e di sudore, occasione di ascesi sociale per le classi-dalle-poche-occasioni, in parte Rocky, soprattutto Cinderella Man. Vivono un un'Italia imbevuta di immaginario americano, il loro ring è fra la Via Emilia e il West. Ciascuno ha un personaggio che lo attira fuori da Boxeland. Per Frank è il padre, per Joe la compagna: sempre di famiglia si tratta, e con questa ritorniamo in Italia. Il ring perciò non è né occasione di riscatto, né contesto di agoni spirituali: è, semplicemente, il luogo delle illusioni.
Il Pugile Sentimentale è un testo italiano contemporaneo che non si prende troppo sul serio ed è stato recitato anche negli Stati Uniti. Ognuna di queste caratteristiche è molto rara. Averle insieme, è pressoché unico.


organizzazione: Compagnia AriaTeatro - in collaborazione con Comune di Pergine Valsugana