Il sussurro della montagna proibita

Convegno

Trentino d'autore

Siba Shakib, Il sussurro della montagna proibita, Piemme, 2010

Eskandar ha solo sei anni quando si arrampica per la prima volta sulla montagna, proibita come molte altre cose nel suo villaggio senza nome. proibita perché al di là di quella vetta ci sono i kafar, gli infedeli, strani esseri dalla pelle bianca e senza barba. il capo del villaggio lo ammonisce: «lo sai che Dio non ama i bugiardi e li punisce». “Ma non c’è più alcuna punizione che Dio possa ancora infliggerci”, pensa Eskandar, guardando il letto del fiume secco da tanto, troppo tempo. e allora indica la montagna e si gode l’istante in cui tutti gli occhi del villaggio seguono il suo dito. «È vero», dice poi, «giuro sulla mia vita che sono stato lì!» Allora tutti fanno silenzio. «Gli stranieri hanno parole diverse dalle nostre», dice Eskandar. «e scorte di cibo così abbondanti che persino ai cani danno da mangiare la carne. non coltivano i campi, non si occupano degli animali, per tutto il giorno non fanno altro che scavare buchi nella terra.» Solo quando tutti smettono di ridere, Eskandar risponde alla domanda più importante. «Sì, hanno l’acqua», dice. «così tanta che addirittura ci si lavano i piedi.» Da quel giorno, Eskandar tornerà molte volte sulla montagna proibita. Fino a quando uno degli stranieri non lo accoglierà, e farà di tutto affinché il ragazzo possa andare a scuola, e avere una nuova speranza. nell’indimenticabile racconto di Siba Shakib, la storia di Eskandar, il suo protagonista, si specchia in quella della sua terra. Dalla corte del Khan all’occupazione britannica e russa, dal regime dello Shah Pahlevi alla rivoluzione khomeinista, la lunga e movimentata vita di un ragazzo che lotta per costruire il proprio destino diventa l’odissea di tutto un paese.