Intarsio ligneo

Personale di Vittorio Parisi

Mostra

Presentazione di Graziano Riccadonna, presidente Centro Studi Judicaria e Mariano Cristofolini, presidente Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Critica artistica di Alessandro Togni, coordinatore delle mostre CSJ.

Da una passioncella giovanile a un impegno sul triplice fronte, artista, coltivatore, diarista. La passioncella dopo l'andata in pensione venti anni fa si è trasformata in autentica professione.

Vittorio Parisi, classe 1928, nato a Villa Banale, dopo la pensione dal lavoro sulla fonte delle Terme di Comano non ha dovuto inventarsi nulla: artista e autentico coltivatore lo era già nel sangue.

Così ha cominciato giusto venti anni fa nel suo paese di Villa Banale a dedicarsi anima e corpo alle tre passioni della sua vita, l'arte dell'intaglio su legno, l’arte dello scrivere e l'arte del coltivar viti, le più antiche conosciute perché rimaste nel loro “cultivar” nonostante le mode. Si tratta di un “cultivar” piuttosto antico e unico, tanto che gli stessi teorici di San Michele all'Adige se ne accorgono.

In particolare nel vigneto avito Vittorio ha scoperto la sopravvivenza di una vite antica, ormai scomparsa ovunque, la specie pavana “negrina”, di un tipo particolare: “Nel nostro vigneto familiare -ci racconta- sito lungo il viale Predaia, la negrina è sempre stata coltivata, come la pavana. Accanto ad altre specie finora non identificate, la negrina viene ancora bene!” Già da venti anni il vigneto è a Müller Thurgau con l'assistenza dei tecnici della Valle dei Laghi.

Cinque anni fa Vittorio fa una scommessa con se stesso: piantare nel vigneto davanti a casa (un magnifico balcone sulla valle), 80 piantine di uva bianca completamente biologica, proveniente dalla Germania.

“Non ho eseguito alcun trattamento -assicura Vittorio, e bisogna crederci- e le piante sono rimaste sane!” Così quest'anno ha imbottigliato le prime 20 bottiglie di unn vino dolce e pieno di aromi. L'appezzamento di 4500 metri quadrati è piccolo e la produzione di solaris per ora è solo un esperimento. “Ma riuscito perfettamente, ora mi sono procurato altre piante di solaris che metto e dimora, così l'avventura dell'uva tedesca potrà rendermi almeno un centinaio di bottiglie!” precisa fiducioso Vittorio illustrandoci i mezzi di bottega, il tino, le botteselle.

“Il mio vigneto è la prova che anche in Banale, del resto era così anche in antichità, si può coltivare la vite, basta trovare la varietà giusta, quella che resiste a temperature rigide”, osserva il coltivatore.