Jay Farrar in concerto
Apertura a cura di Chicken Pussy Blues Band
Il country-rock degli anni '90 si chiama Wilco e Son Volt, i due gruppi formati dagli ex Uncle Tupelo (Jeff Tweedy e Jay Farrar rispettivamente). Farrar si è trasferito dall'Illinois alla Louisiana e ha trovato in Dave Boquist (chitarra, banjo, violino) la spalla ideale per raccontare le sue storie americane, d'ambiente Midwest, proletario, piccolo borghese.
Trace (Warner, 1995) è di fatto un concept scritto durante i suoi pellegrinaggi lungo il corso del Mississippi. Farrar ripercorre la coscienza collettiva di quelle zone rurali attraverso la tetra visione di Out Of The Picture e la parabola filosofica di Windfall. Ogni tanto (Drown e Route) s'imbarca in brani elettrici, rasentando il sound dei Rolling Stones, ma la sua vocazione sono le ballate funeree e struggenti come Tear-Stained Eye e soprattutto Ten Seconds News. Neil Young (tanto per cambiare) e Gram Parsons sono le influenze principali di queste lente e ponderose meditazioni sul senso dell'esistenza umana.
Straightways (Warner, 1997) tende un po' a ripetersi. Per quanto Farrar tenti di vivacizzare il sound con un paio di escursioni rock (Caryatid Easy e Cemetery Savior, nulla di speciale comunque), e con il brio dei primi Byrds nel jingle-jangle di Picking Up The Signal, il forte del gruppo rimane la mesta lullaby alla Tom Petty (Back Into Your World su tutte), e ancora una volta a vincere sono i momenti più funerei, come il cupissimo lamento di Been Set Free. Il resto è davvero troppo country. Detto della sincerità del personaggio e della bravura dei musicisti, rimane però il problema che queste canzoni sono soltanto veicoli per raccontare storie, e, come spesso capita nel country, storie non particolarmente interessanti.
organizzazione: Woody Music - Musicandove