Katyn

Cinema

Proiezione del film di Andrzej Wajda in occasione del 60° anniversario dell'invasione della Polonia. L'inizio e la conclusione del film, saranno accompagnati da due brevi letture significative.

L’ultima opera del grande regista Andrzej Wajda, Katyn, è un film scomodo, passato troppo velocemente e solo in poche sale cinematografiche italiane. Narra una pagina terribile della storia della sua Polonia: l’accordo fra Hitler e Stalin, il “Patto Molotov-Ribbentrop”, con il quale Germania nazista e Unione Sovietica comunista decisero di spartirsi il suo paese, invadendolo nel 1939.

Una storia tragica che ne racchiude nel suo interno una ancora più feroce: l’assassinio, progettato a tavolino nel marzo 1940 da Stalin e dai suoi sodali, degli ufficiali polacchi prigionieri di guerra dei sovietici, circa 22.000 uomini, una vicenda di cui fino al 1989 in Polonia era proibito parlare. Un massacro atroce che Wajda narra senza cedere all’odio.

Il film l’hanno potuto vedere poche persone nel nostro paese. Ed è un vero peccato perché rappresenta uno straordinario contributo al recupero di quella “memoria storica” cui tante volte volte ci si richiama.
Nell’ottobre 1992 l’allora presidente russo Boris Eltsin fece consegnare al governo polacco i documenti che testimoniavano la decisione e la colpevolezza della dirigenza sovietica per avere ordinato questo efferato crimine.
Sembrava aprirsi una pagina nuova nei rapporti fra i due paesi, uniti nella comune e difficile fuoriuscita dalle macerie del regime comunista. Purtroppo le cose sono cambiate a Mosca e un vento di segno contrario spira dal Cremlino, ora anche impegnato in una riscrittura della storia del Ventesimo secolo.
Alla fine del 2004 le autorità polacche hanno aperto una indagine giudiziaria (i crimini di guerra e il genocidio non hanno prescrizione), ma le autorità di Mosca non hanno collaborato, rifiutandosi di aprire le indagini e sostenendo che non si trattava di un crimine di guerra.
Giusto ieri sul sito web del Ministero della difesa della Federazione Russa è stato pubblicato un documento del colonnello Sergei Kovalev (che ricopre l’incarico di direttore del Dipartimento di ricerche scientifiche di storia militare dell’Istituto di storia militare del Ministero della difesa). Secondo questo “storico”, la Seconda guerra mondiale “iniziò perché la Polonia si rifiutò di soddisfare le richieste della Germania” su Danzica.
Insomma la nuova storia del Cremlino cerca di nascondere la complicità fra Hitler e Stalin nello spartirsi la Polonia e gli stati del Baltico e cerca di rendere responsabile la loro vittima.


organizzazione: Associazione Sorgente '90