L'infernale Quinlan

Cinema

Effetto Notte. Cineforum 2005/2006

Usa, 1958
Titolo originale: Touch of Evil;
Genere: Drammatico
Durata: 93'
Regia: Orson Welles
Cast: Charlton Heston, Orson Welles, Janet Leigh, Joseph Calleia, Akim Tamiroff, Marlene Dietrich, Mort Mills, Zsa Zsa Gabor, Ray Collins, Mercedes McCambridge, Joseph Cotten
sceneggiatura: Orson Welles
fotografia: Russel Metty
montaggio: Walter Murch, Aaron Stell, Vergin Vogel
musica: Henry Mancini
produzione: Albert Zugsmith per la Universal International Pictures

Un poliziotto di origine messicana, Miguel “Mike” Vargas e sua moglie Susan (Janet Leigh), transitando da una cittadina di frontiera durante il loro viaggio di nozze, si trovano coinvolti in una sporca storia di omicidi dietro la quale trama Hank Quinlan, corrotto capo della polizia locale. In questa “waste land” di confine ci sono luoghi d’abbandono fatti di ponti spettrali, lagune industriali, trivelle, serbatoi petroliferi e vecchi bordelli, balere allucinanti, sotterranei pieni di archivi e immensi spazi, piatte praterie interrotte da motel di second’ordine. Vargas si interessa al caso e scopre così che il capitano Hank Quinlan, incaricato ufficialmente dell’inchiesta, produce prove false a carico di un sospettato. Proseguendo nelle sue ricerche, il poliziotto scopre che Quinlan è abituato da anni ad incastrare gli accusati con quel sistema, fabbricando prove false.

Quando Quinlan entra in scena, intorno a lui sciamano una corte di sottoposti, vecchi sodali, notabili e l’impressione teatrale si fa forte: è l’entrata di un vecchio monarca o di un navigato cortigiano shakespeariano. Gli attori sembrano quasi rivolgersi direttamente al pubblico per testimoniare l’ammirazione che nutrono per lui e magnificare il suo potere in quella terra. Quinlan è Welles a tutti gli effetti: quando Marlene Dietrich, bruna e sfatta, nel ruolo della chiromante Tanya gli dice che il suo tempo è ormai scaduto è come se Welles godesse in un delirio sadomasochistico del suo dolore più grande, quello di non poter più fare film. C'è qualcosa di determinato e nevrotico nella volontà di potenza di Quinlan, così come c’è qualcosa di infantile e malinconico nella improvvisa manifestazione dei suoi sentimenti. Quando vede Tanya, le si rivolge come un bambino in cerca d’affetto e riparo più che di eccitazione: per tutta risposta lei lo rimprovera per aver mangiato troppi dolciumi ed essere diventato così grasso. La regia di Welles insieme alla fantastica fotografia in bianco e nero di Russel Metty trasformano un “noir” classico in un capolavoro. Tra le scene memorabili ricordiamo due piani-sequenza: il primo, a inizio film, di quattro minuti e trenta, è fra i più imitati della storia del cinema, citato e onorato anche da Robert Altman ne “I Protagonisti”; il secondo mette in scena l’interrogatorio di Sanchez nell’angusto spazio di un paio di camere. Spostando pareti, studiando al millimetro la distanza dalla macchina da presa di facce e corpi, disegnando come in una miniatura la composizione dell’inquadratura, il regista dà vita ad una sequenza di straordinaria tensione e folle ritmo girata in una camera che sembra popolarsi all’infinito di corpi.


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"