L'opera lirica nel cinema

Convegno

Pergine Spettacolo Aperto 2007

L'OPERA LIRICA NEL CINEMA

Giovedì 19 luglio ore 18 incontro con il critico cinematografico Gianluigi Bozza, sala Arturo Rossi Cassa Rurale

Il cinema fin dalle sue origini si è alimentato dell'esperienza scenografica o coreografica, dei protagonisti e degli intrecci del teatro. E quando negli anni del muto si comprese che era importante rendere più accattivanti le proiezioni pubbliche facendosi aiutare dalla musica i più popolari brani del teatro lirico furono generosamente saccheggiati. Con l'avvento del sonoro, nella fase pretelevisiva (ovvero fino alla fine degli anni '50), il cinema mise in scena integralmente diverse opere liriche rivolgendosi a quel pubblico che, per dislocazione geografica o per limitate disponibilità economiche, era escluso dalla possibilità di assistere ad una rappresentazione dal vivo. In alcuni casi, come nel "Rigoletto" di Giuseppe Verdi del 1946 di Carmine Gallone, si trattava sostanzialmente di una ripresa di uno spettacolo teatrale con tanto di cantanti famosi (il celebre baritono Tito Gobbi) e di orchestra diretta da grandi maestri come Tullio Serafin. In altri il cinema si prendeva qualche esplicita libertà, come fece Clemente Fracassi nel 1953 per "Aida" di Verdi in cui la protagonista era una giovane e vistosa Sophia Loren ("doppiata" nel canto da Renata Tebaldi).
Con il rapido affermarsi della televisione come elettrodomestico in grado di portare le immagini del mondo, spettacolo compreso, in ogni casa, nondimeno vi sono stati autori cinematografici importanti o opere che sono state portate sul grande schermo considerando,però, pienamente il cinema come linguaggio con un'identità sua propria, non più condizionato dal teatro. Ingmar Bergman nel 1974 trascrive un elegante e classicheggiante "Il flauto magico" di Wolfang Amadeus Mozart; Joseph Losey nel 1979 propone uno straordinario e moderno "Don Giovanni" di Mozart leggendo nell'opera molti segni di presente; Francesco Rosi nel 1974 offre una "Carmen" di Georges Bizet dal forte sapore latino, tra passione e melodramma; Franco Zeffirelli nel 1983 realizza una fastosa e spettacolare "Traviata" di Verdi.
Va evidenziato che è "Carmen", spesso guardando più al racconto di Prosper Mérimée che a Bizet e con molte libertà, il testo che ha maggiormente interessato i cineasti, dal Carlos Saura di "Carmen Story" nel 1984 ambientato nel mondo del flamenco al curiosissimo e delizioso "U-Carmen e Khayielitsha" del sudafricano Mark Dornford-May con il testo tradotto in una lingua del tutto particolare, lo xosa, parlato nei quartieri neri di Città del Capo.
Il cinema si è anche occupato di proporre biografie di grandi compositori, musicisti e cantanti con esiti di rado degni di memoria. L'esempio divenuto più celebre è "Amadeus" di Milos Forman del 1984. Fra le tante si può ricordare che Zeffirelli nel 1988 ha proposto per la tv "Il giovane Toscanini" e nel 2002 Callas Forever", che Mario Monicelli nel 1991 realizzò per la tv "Rossini! Rossini!", che Carmine Gallone nel 1952 firmo un "Puccini", nel 1954 "Casa Ricordi" e "Casta Diva" su Vincenzo Bellini.
Numerosi sono i film, alcuni degli autentici capolavori, in cui i protagonisti frequentano un teatro mentre è in corso una rappresentazione: ad esempio l'incipit di "Senso" di Luchino Visconti del 1954 è girato al Teatro La Fenice di Venezia mentre si presenta "Il trovato re" di Verdi, l'epilogo di "Prima della rivoluzione" di Bernardo Bertolucci è girato al Teatro Regio di Parma mentre si presenta "Macbeth", sempre di Verdi. Ma a teatro vanno anche in America gli italo-americani per ben figurare con un ospite importante o come rito identitario anche dentro le famiglie mafiose.
PSA proporrà un breve percorso dei rapporti fra cinema e lirica nei suoi vari aspetti avvalendosi di alcune sequenze significative.


organizzazione: Pergine Spettacolo Aperto