La Primavera di Praga. Cinquanta anni dopo
Convegno internazionale di studi che si svolgerà a Levico Terme
Cinquanta anni fa, il 5 gennaio 1968, l’ascesa dello slovacco Alexander Dubček, con il beneplacito di Mosca, alla guida del Partito comunista cecoslovacco inizia quella che è diventata universalmente nota come “Primavera di Praga”. Si trattò di un periodo in cui il cui il partito comunista cercò di rinnovare se stesso e il paese intraprendendo una serie di riforme, tra cui una decentralizzazione parziale dell’economia, l’allentamento della censura sui mezzi di informazione e l’allentamento dei vincoli alla libertà di movimento dei cittadini.
Le riforme intraprese da Dubček spaventarono polacchi e tedesco-orientali che, timorosi del “contagio”, iniziarono a fare pressioni su Mosca, mentre giorno dopo giorno la situazione sfuggiva di mano allo stesso Dubček. Stretto nell’angolo, iniziò a promettere a Brezhnev e al PCUS cambiamenti che non era in grado di attuare. Si arrivò, così, nella notte tra il 20 e il 21 agosto all’invasione militare ad opera delle truppe sovietiche e del Patto di Varsavia. La riforma in senso democratico del socialismo era fallita e si era trasformata in tragedia.
Giusto a 50 anni di distanza, con gli archivi ex cecoslovacchi e degli altri paesi dell’Europa centro-orientale pienamente accessibili, è possibile rivisitare la “Primavera di Praga” per trarne un bilancio storico. Questo è quanto verrà fatto nel seminario di studi di Levico Terme, dove in particolare si prenderà in esame la dimensione internazionale di quella importante vicenda storica.
Nella prima sessione dei lavori, che inizieranno alle ore 15 di venerdì 6 aprile, Marco Clementi, dell’Università della Calabria, e autore di “Cecoslovacchia”, nella collana Storia d’Europa nel XX secolo (Unicopli, 2007), discuterà del periodo precedente l’ascesa al potere di Alexander Dubček. “I mesi di Dubček” saranno invece affrontati da Francesco Caccamo (Università D’Annunzio, Chieti Pescara), che di recente ha pubblicato “La Cecoslovacchia al tempo del socialismo reale” (Società editrice Dante Alighieri, 2017). Seguiranno poi gli interventi dello storico indipendente Giancarlo Lehner su “La sinistra italiana e la Primavera di Praga” e di Massimo Tria (Università di Cagliari) con “Sguardi prospettici russo-ucraini sul ‘68 cecoslovacco”. Concluderà questa parte dei lavori la scrittrice Sylvie Richterová (già Sapienza Università di Roma) che discuterà della “cultura, ideali e valori della Primavera di Praga”.
La seconda sessione dei lavori prenderà inizio sabato 7 aprile alle ore 9,30 con la relazione di Alessandro Vitale (Università di Milano) su “L’invasione militare e la «dottrina Brezhnev»”. A questa relazione seguiranno altri interventi sulla dimensione internazionale e le ripercussioni della vicenda cecoslovacca. Davide Zaffi (Biblioteca Archivio del CSSEO) in “Equivoci rumeni e ungheresi alla luce della Primavera” discuterà delle diverse posizioni assunte da Nicolae Ceaușescu e János Kádár. Di “Tito e la Jugoslavia”, ovvero “la grande resa”, se ne occuperà Jože Pirjevec (già Università di Trieste e Univerza na Primorskem, Capodistria), il suo biografo. A lui, infatti, si deve il fortunato e tradotto in molte lingue, “Tito e i suoi compagni” (Einaudi, 2015; edizione originale: “Tito in tovariši”, Cankarjeva založba, 2011). Conclude questa sessione di lavori Fernando Orlandi (Biblioteca Archivio del CSSEO). In “Pechino: dall’invasione della Cecoslovacchia all’apertura agli USA” descriverà come il timore di un intervento sovietico nella Cina in preda alle convulsioni della cosiddetta “Rivoluzione culturale” conduca agli scontri militari sull’Ussuri della primavera del 1969 e, via diplomazia del ping-pong, al dialogo e agli accordi con Washington.
Per maggiori informazioni sul programma vedi allegato:
organizzazione: Biblioteca Archivio del CSSEO - Trento