La ballata di Stroszek

Cinema

Effetto Notte. Cineforum 2005/2006

RFT, 1977
Titolo originale: Stroszek
Genere: Drammatico
Durata: 108'
Regia: Werner Herzog
Cast: Bruno S., Eva Mattes, Clemens Scheitz, Wilhelm von Homburg, Burkhardt Driest, Pitt Bedewitz
sceneggiatura: Werner Herzog
fotografia: Edward Lachman, Thomas Mauch
montaggio: Beate Manika Jellinghaus
musica: Chet Atkins, Tom Paxton, Sonny Terry
produzione: Werner Herzog Filmproduktion

Bruno Stroszek, un giovanottone senza arte né parte che vive strimpellando nei cortili e che ha passato la fanciullezza nel riformatorio, dopo due anni e mezzo di prigione torna nell’ostile città. Ha un appartamento, tenutogli dall’anziano Herr Scheitz, dove dà asilo a Eva, una giovane mondana. Le difficoltà per tirare avanti e le persecuzioni dei protettori della ragazza inducono il terzetto a emigrare a Palinsfield (Wisconsin) dove lavora un nipote dello Scheitz. Eva fa la cameriera presso il ristorante di una stazione di servizio; Bruno tenta di fare il meccanico; il vecchio si dedica a esperimenti sul magnetismo animale. Ma la tranquillità è solo apparente poiché, acquistata una lussuosa roulotte di 21 metri di lunghezza, ben presto iniziano i traumi per il pagamento delle rate che costringono Eva a prostituirsi…

Film “yankee” di Werner Herzog – per l’ambientazione negli Usa, non certo per lo spirito corrosivo e polemico che ne pervade ogni singola inquadratura – “La Ballata di Stroszek” sembra voler puntare un cuneo dentro il cuore dei falsi miti sui quali vive l’imperialismo occidentale. La critica sociale si esplica nel tentativo di cogliere, attraverso un film privilegiato dello sguardo “obliquo” di un outsider, tutte le contraddizioni del meccanismo del Capitale. Il film diventa, allora, un singolare read movie, un feroce, spietato pamphlet contro le brutture del Potere, ma anche una impietosa analisi sulle assurdità della Lingua che il Potere stesso usa per obbligare l’uomo all’interno del suo meccanismo impersonale.
Usando attori, tutti o quasi, non professionisti e attraverso un discorso qui più brechtiano che mai, non solo per la dimensione di straniamento pervicacemente ricercata, ma anche per la precisa vocazione allo spaccato socio-politico reso nei toni dolenti della ballata popolare, Herzog va alla radice dei problemi, obbligando lo spettatore nella griglia di immagini belle e tristi, frutto del potente lavoro di scavo del direttore della fotografia Thomas Mauch.
Ancora una volta, dopo “L’enigma di Kaspar Hauser”, è Bruno S. a dare anima ad un personaggio abnorme, la cui sola presenza grottesca riesce ad imporci un punto di vista “altro” su una realtà che, solo molto superficialmente, possiamo davvero credere di conoscere. Ed è proprio attraverso gli occhi allucinati di questo personaggio e dei suoi compagni di viaggio che gli altrimenti noti paesaggi del Wisconsin riescono a trasformarsi, sotto i nostri occhi, in una sorta di incubo metafisico nato da un disagio profondo, che resta indelebilmente piantato nella memoria dello spettatore.


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"