La bisbetica domata

Teatro

Stagione Teatrale di Cavalese e Tesero 2009/2010

Teatro Stabile di Verona
La bisbetica domata
di William Shakespeare
adattamento di Piermario Vescovo
con Natalino Balasso, Stefania Felicioli e altre 7 attrici
regia di Paolo Valerio e Piermario Vescovo

Le donne
Ma chi sono costoro, che conducono il gioco? Domanda, come tutte le domande che si presentano ingenue, profonda e spiazzante. È fin banale ricordare che le compagnie del teatro elisabettiano erano composte interamente da uomini e non è raro anche oggi imbattersi - per archeologia o bizzarria - in allestimenti tutti al maschile. Il capovolgimento che qui si presenta - una mossa forse più ardita - non ha nulla di concettoso né è dettato da una volontà di stranezza fine a sè stessa. Una commedia quasi interamente di personaggi maschili e assunta come prototipo di trama misogina per antonomasia nella tradizione, è un terreno naturale per un capovolgimento o, più semplicemente, per un rovesciamento di prospettiva. È la storia di un sogno che si ribalta - e che assume quindi, a ritroso, un’aura di autocompensazione impossibile - chiama quello che un tempo si definiva il “mondo alla rovescia”. Ecco allora un drappello di donne che mettono in scena il sogno e impersonano, in abiti prevalentemente maschili, le parti in commedia che il sogno contiene. Proviamo anche noi così a mescolare un po’ - se ci riesce - le quinte del sogno lunare e i tragitti delle strade tra Padova e Verona.

La lingua
Non ci dovrebbero essere problemi di sorta per la legittimità di tradurre in un impasto dialettale o linguistico veneto un testo shakespeariano. È un’operazione, del resto, autenticata per altre tradizioni teatrali italiane da esempi di prima grandezza, anche nello scorcio del secolo appena chiuso. Le ragioni di una scelta di questo tipo si addice, di solito, alla necessità di dare materialità allo stile alto o di far di nuovo percepire la mescolanza di stili e livelli, spesso cancellata dall’abitudine e dalla routine scenica. Probabilmente infatti la prima esigenza di ogni traduttore shakespeariano è di tentare di dare uno spessore - che sembra impossibile nell’italiano - a una lingua che ha insieme la concretezza del parlato e l’astrattezza della combinazione concettosa.
Paolo Valerio e Piermario Vescovo


organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comuni di Cavalese e Tesero