La coscienza di Zeno

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2012/2013
La Grande Prosa

Teatro Carcano
La coscienza di Zeno
di Tullio Kezich
dal romanzo di Italo Svevo
regia Maurizio Scaparro
con Giuseppe Pambieri

Due grandi protagonisti del teatro per un capolavoro della letteratura del Novecento

Il fumo, il matrimonio, la morte del padre, la moglie, l'amante e persino il lavoro. Nella vita di Zeno Cosini nulla va come dovrebbe andare:dall'U.S., ovvero l'ultima sigaretta che ultima non sarà mai, al suo matrimonio con Augusta, l'unica di quattro sorelle che non avrebbe mai voluto sposare, alla fine della relazione con la giovane amante Carla. Ed è proprio il protagonista di queste disavventure a raccontarci in prima persona la sua tragicomica inettitudine nel diario destinato al Dottor S., suo psicanalista.
Pubblicata nel 1923, La coscienza di Zeno, capolavoro di Italo Svevo, trovò la scena letteraria italiana ancora impreparata ad accogliere un testo dall'architettura nuova, che si discostava completamente dai canoni ottocenteschi. Zeno Cosini è un commerciante benestante, che racconta in prima persona la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato, che l'esistenza gli appare tragica e insieme comica. Nel diario che tiene regolarmente su consiglio del suo psicanalista, Zeno ha maturato alcune convinzioni: la vita è lotta, l'inettitudine non è più un destino individuale, ma un fatto universale, la vita è una "malattia" e la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli. Con La coscienza di Zeno, Svevo approfondisce la sua diagnosi della crisi dell'uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore ne è l'autoconsapevolezza. E il sottile e persistente umorismo con cui Svevo permea il romanzo è lo strumento per guardare con più distacco alle vicissitudini dei suoi contemporanei. I suoi personaggi, ridotti a subire la vita con sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente consapevole, riflettono la crisi dell'uomo del primo Novecento. Per questo l'opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust. Due grandi protagonisti della scena teatrale italiana, il regista Maurizio Scaparro e l'attore Giuseppe Pambieri, rinsaldano la loro collaborazione per dare vita a uno dei pilastri della letteratura del secolo scorso. Il testo su cui plasmano la loro messa in scena è l'adattamento teatrale del romanzo scritto nel 1964 da Tullio Kezich, indimenticato intellettuale triestino, scomparso nel 2009. Infrangendo la storica barriera che separa i cultori del cinematografo da quelli del teatro, Kezich ha lasciato un segno nel cinema e un altro altrettanto forte sul palcoscenico. Critico teatrale e cinematografico, Kezich, profondo conoscitore del conterraneo Italo Svevo, dedicò il suo primo testo teatrale proprio a questo romanzo, trasformandolo in un'acutissima commedia divertente e malinconica. Fu uno strepitoso Alberto Lionello a interpretarlo per la prima volta, cui seguirono Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci nel 1987 e Massimo Dapporto diretto da Piero Maccarinelli nel 2002.