La guerra nelle pietre

Mostra

Proseguendo lungo un percorso iniziato nel 2003 con la mostra Il riscatto nell'Arte. Dal ferro della Grande Guerra l'opera scultorea di Willi Trenkwalder, Forte Belvedere propone questa esposizione con l'intento di riscoprire la storia della Prima guerra mondiale attraverso i segni indelebili lasciati sul territorio dal quel conflitto. Se nella scultura di Trenkwalder l'elemento forte erano le bombe e il ferro delle trincee che raccolti dai campi di battaglia divenivano corpo di una scultura fortemente evocativa del dramma umano, in questa mostra iconografica l'accento viene posto sulle pietre, materia su cui i soldati vollero lasciare la memoria di una guerra che oggi viene ricordata come una della più grandi tragedie.
Forte Belvedere-Gschwent, esso stesso segno indelebile di un conflitto che sconvolse il mondo, presenta questa mostra come espressione della voce del territorio, inteso come testimonianza e documento, una sorta di laboratorio in cui è possibile leggere la stratigrafia della nostra storia.

Questa mostra a Forte Belvedere-Gschwent nasce da una ricerca iniziata circa otto anni fa da Valter e Luca Borgo, quando, camminando lungo i sentieri delle Prealpi Vicentine e Trentine, iniziarono a guardare con curiosità i segni che la guerra aveva lasciato sul territorio.
Cippi, targhe e lapidi che recavano nel cemento o scolpiti nella pietra i nomi di reparti e di uomini che avevano combattuto su queste montagne e che con quelle opere volevano lasciare una traccia, un segno che superasse il loro tempo.
Pensando appunto a questi uomini e ai loro sacrifici, i Borgo hanno deciso di raccogliere fotograficamente queste testimonianze, togliendole dall' oblio in cui erano cadute.

Dopo molti decenni di abbandono e disinteresse, quest'opera di documentazione vuole, quindi, ridare nuova voce ed energia a quei luoghi su cui quasi un secolo fa degli uomini vollero scrivere la loro storia.
Se per molti anni i campi di battaglia sono stati un angolo buio della nostra coscienza o, peggio ancora, un luogo lasciato all'egoismo del saccheggio alla ricerca di cimeli, oggi si può forse parlare della nascita di una nuova sensibilità che trova le proprie radici in una presa di coscienza nei confronti della memoria dei luoghi e del nostro passato comune.

Il lavoro di documentazione di Valter e Luca Borgo è più che mai apprezzabile anche per le difficoltà di ricerca incontrate, specialmente alle quote più basse dove la vegetazione aveva spesso fagocitato molte opere. Accanto ai due ricercatori ci sentiamo quindi in dovere di ringraziare tutte quelle persone che hanno contribuito con la loro conoscenza dei luoghi alla riscoperta di molti siti e un ringraziamento più che mai sentito va ai coniugi Tino Marchetti e Maria Grazia Rigoni per la loro grande disponibilità e la genuina e sana passione che da molti anni li porta alla ricerca dei valori più belli della nostra identità.


organizzazione: Museo Forte Belvedere