La malattia della famiglia M

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2009/2010
La Grande Prosa

Teatro Stabile di Bolzano
La malattia della famiglia M
di Fausto Paravidino
regia Fausto Paravidino
scene Laura Benzi
costumi Sandra Cardini
con Nicola Pannelli, Fausto Paravidino, Paolo Pierobon

Disagio e solitudine: una commedia sulla vita di provincia

La malattia della famiglia M che tanto successo ha raccolto all’estero (è stata rappresentata in Germania, Francia, Inghilterra e altri paesi) è una prima assoluta in Italia dove non è mai stata rappresentata. Lo sarà quest’anno grazie allo Stabile di Bolzano che prosegue così la fortunata collaborazione con quello che, senza ombra di dubbio, è uno dei migliori autori teatrali italiani di oggi. Rappresentato ovunque, tradotto in molte lingue, Fausto Paravidino con la sua scrittura è l’esempio vivente di un teatro, quello italiano, che può ancora fare scuola all’estero.

In soli nove anni, da quando Fausto Paravidino è approdato per la prima volta allo Stabile di Bolzano con la messinscena di “Due Fratelli” (Premio Tondelli), ha fatto davvero molta strada. Questo giovane autore, attore e regista si è cimentato con il teatro ma anche con la fiction televisiva e, soprattutto, con il cinema, dirigendo “Texas” opera prima prodotta da Fandango che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico.

La malattia a cui si allude nel titolo è in realtà il disagio esistenziale di una famiglia allo sbando che vive in una città di provincia. La madre scomparsa, due sorelle che tirano avanti tentando di dare forma alla loro vita tra fidanzati non equamente ripartiti e dividendosi tra un padre alla deriva e un fratello minore, Gianni, che guarda la vita come un gioco dal quale uscirà in modo drammatico e improvviso. Cristofolini, il cechoviano medico del paese, è testimone implicato in questa storia a più voci, dove ciascuno dialoga con l’altro ma rimane in solitudine, incapace di risolvere le proprie difficoltà nel comunicare.

Per la prima volta in un lavoro teatrale di Fausto Paravidino oltre ai giovani compaiono anche gli adulti, per questo viaggio all’interno della provincia italiana con i dialoghi che scorrono veloci e semplici, con le parole che si susseguono l’una all’altra apparentemente banali, ma che al contrario vanno a scavare proprio dove ci sono ferite aperte e situazioni, come ha detto lo stesso autore, di normale anormalità. Ma nel testo c’è anche tanta ironia e autoironia generazionale capace di attirare lo spettatore e catapultarlo in una trama che non lo lascerà fino a quando, sulla storia, non si chiuderà il sipario.