La passione di Giovanna d'Arco

Cinema

Effetto Notte. Cineforum 2005/2006

FILM MUTO MUSICATO DAL VIVO da
FRANCESCA ASTE (Rovereto) - pianoforte amplificato
STEFANO BERNARDI (Bolzano)- accompagnamento elettronico
I due musicisti, esperti nella musicazione dal vivo di film muti, hanno già effettuato musicazioni anche per Effetto Notte: Stefano Bernardi ha accompagnato la proiezione de "Un chien andalou" di Luis Bunuel nell'ottobre 2004, mentre Francesca Aste ha musicato in coppia con Silvia Tarozzi al violino, "La caduta di Casa Usher" di Jean Epstein nel maggio 2005. Per un classicissimo del muto come Giovanna d'Arco i due musicisti tenteranno un accostamento un pò azzardato tra uno strumento classico come il pianoforte ed un accompagnamento musicale elettronico, in un alternarsi di musica composta ad hoc per l'avvenimento ed improvvisazione.

Francia, 1928
Titolo originale: La Passion de Jeanne d’Arc
Genere: Drammatico
Durata: 85'
Regia: Carl Theodor Dreyer
Cast: Renée Falconetti, Eugène Silvain, Maurice Schutz, Michel Simon, Antonin Artaud, Ravet
sceneggiatura: Carl Theodor Dreyer, Joseph Delteil
fotografia: Rudolph Maté
montaggio: Marguerite Beaugè, Carl Theodor Dreyer; musica: Richard Heinorn, Ole Schmidt
produzione: Societe generale des films

Giovanna, fatta prigioniera a Compiègne, viene giudicata dal tribunale ecclesiastico, essendo accusata di eresia. Dopo aver resistito a tutte le pressioni morali e alle torture inflittele, viene condannata al rogo e bruciata sulla pubblica piazza il 25 maggio 1431. La folla inferocita assale le guardie, ma la ribellione viene crudelmente repressa. La celebre storia della pulzella d’Orleans viene raccontata da Dreyer con la consulenza dello storico Pierre Champion, in un solo processo ed in una sola giornata, tra il palazzo di giustizia e l’attigua piazza di Rouen.

Il personaggio di una martire consegnata alla storia è interamente sostenuto dal primo piano dell’attrice Renée Falconetti, il cui volto candido e quasi in estasi divina è solcato solo dalle linee del pianto. È il chiaro del suo viso, infatti, illuminato dal bianco e nero di Rudolph Maté, che parla contro volti segnati dei giudici del tribunale o dei militari, che reagisce ad offese ed umiliazioni e minacce di morte e scomunica, perché Dreyer è convinto del suo rapporto con il divino, quella costante visionarietà che illumina il suo sguardo. Ed è, infatti, da subito, con tutta la prima fase del processo che il regista riesce ad intervenire sui personaggi grazie ad una fotografia chiara ma soprattutto all’uso della m.d.p. che mantiene i rapporti di posizione (inquadratura dal basso per i prelati, poiché Jean è seduta) ed allo sviluppo della teoria del montaggio, in questa pellicola sostenuto quasi completamente dagli sguardi degli attori e da un senso pratico del ritmo. “La passione di Giovanna d’Arco” è un film che fa larghissimo uso della simbologia: l’ombra della grata della cella che è una croce sul pavimento, poi calpestata ed occupata dal prelato che finge la misericordia; la fossa scavata e dalla quale sbuca un teschio umano, l’annunciazione della morte che incombe su Jean; la mano di Sua Eminenza che si ritira non appena ha detto che di lei la Chiesa avrà pietà… Il cinema di Dreyer è anche un insieme di invenzioni narrative e visive: padronanza assoluta dei carrelli; i dettagli sugli attrezzi di tortura e l’intensità, il pathos della scena che cresce, aumenta, accelera al ritmo della ruota chiodata; invenzioni visive sempre spiazzanti come le inquadrature da sotto, nella folla, nella ressa, o quelle dall’alto che mostrano l’uscita dei militari, l’armamento. Sono, infatti, gli elementi fisici, purificati e scarnificati al massimo che il regista sceglie quali propri simboli espressionisti, che gli permettono di giungere alla rappresentazione dello spirito senza travalicare la realtà sensibile.


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"