La professione della signora Warren

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2009/2010
La Grande Prosa

Teatro Stabile di Bolzano
La professione della signora Warren
di George Bernard Shaw
traduzione Angelo Dallagiacoma
regia Marco Bernardi
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Andrea Castelli

Commedia graffiante e geniale tra etica e finanza

La professione del titolo è ovvio che è quella più antica del mondo e tanto basta al geniale George Bernard Shaw (1856-1950) per dare vita ad una commedia di efficacia dirompente per il modo con il quale viene trattato l’argomento, ancora oggi scottante, della prostituzione. Il tema viene affrontato senza moralismi, anzi denunciando l’ipocrisia ed i compromessi della società. La professione della signora Warren è allo stesso tempo una commedia leggera e impegnata in grado di catturare il pubblico. Un saggio straordinariamente esemplare del linguaggio e del tipico umorismo dell’autore, una delle migliori uscite dalla penna di questo maestro della parola premio Nobel nel 1926. Non solo per i critici ma anche per lo stesso autore che nel 1897 in una corrispondenza con l’attrice Ellen Terry sottolineava “è di gran lunga la migliore commedia che ho scritto, e oggi mi agghiaccia il sangue nelle vene”. La professione della signora Warren, ultimata nel 1898, fu a lungo osteggiata dalla censura che gli permise di rappresentare quest’opera ufficialmente solo nel 1924, dopo quasi trent’anni di anticamera.

La storia è quella di Vivie, una ragazza brillante e moderna nonché “di sani principi”, che scopre all’improvviso che il benessere in cui è stata allevata deriva dai proventi che la madre trae da varie case di malaffare sparse in tutt’Europa. Al suo comprensibile choc la madre risponde difendendo la propria “professione” in quanto conseguenza, e non certo causa, di quei mali e di quei vizi che il mondo condanna in pubblico e pratica in privato... Qui abbiamo a che fare con il denaro sporco guadagnato a profusione da una signora, donna (ecco la novità) che non si vergogna e non si pente della sua professione, anzi la giustifica, la mette in relazione con la propria originaria povertà. Il denaro guadagnato in questo modo, dice la protagonista, non è diverso da quello ricavato “onestamente”. E cita un amico dalle rendite misteriose o gli industriali che accumulano profitti sfruttando le operaie. Il personaggio della signora Warren - un ruolo da autentica mattatrice - è affidato a Patrizia Milani affi ancata, nella parte della figlia, da Gaia Insenga. Nei panni della Warren si sono confrontate sui nostri palcoscenici nel dopoguerra attrici del calibro di Sarah Ferrati, Tatiana Pavlova, Andreina Pagnani, Laura Adani, Paola Borboni, Giovanna Ralli, Ileana Ghione. Accanto alle due protagoniste femminili Carlo Simoni, Andrea Castelli, Massimo Nicolini e Riccardo Zini. La regia porta la firma di Marco Bernardi che a distanza di alcuni anni torna a cimentarsi con un’opera di Shaw dopo il successo de “Il maggiore Barbara” con Gianrico Tedeschi.