La signora Baba e il suo servo Ruba
Fuoristagione
Compagnia N.I.M
La signora Baba e il suo servo Ruba
regia Marco Taddei
con Barbara Moselli, Vito Saccinto, Marco Taddeimusiche Paolo Li Volsi
Il Nipote e Ruba sono in cucina e stanno fumando una sigaretta durante la breve pausa che si sono concessi dopo una lunga serata di lavoro nel ristorante Da Baba. Si lamentano del lavoro da schiavi che fanno al ristorante ma tutti e due sanno di non avere altro: il Nipote perché non ha altre prospettive di lavoro, Ruba perché con otto figli a cui mandare i soldi in India, sa di non avere alcuna speranza di essere messo in regola e quindi di ottenere il permesso di soggiorno. Il Nipote spera di prendere in mano il ristorante alla morte della nonna Baba e questa è la sua unica speranza di riscatto mentre Ruba speranze non ne ha: non ha alcuna parentela con Baba e non ha alcun diritto.Una volta che il Nipote esce di scena per andare a bere, la vecchia Baba si presenta da Ruba che sta chiudendo il ristorante e promette al poveretto di metterlo in regola. Proprio quella sera, la sera del riscatto per Ruba, Baba avrà un attacco di cuore e morirà. La storia continua con un nuovo capo al ristorante, il Nipote, totalmente trasformato dal ruolo di padrone. Il nuovo padrone è addirittura peggiore del vecchio e le speranze per Ruba di avere una vita migliore sono pressoché nulle.
Note al testo
Il testo vincitore del premio Urgenze tenuto da Renato Gabrielli per il Teatro Inverso di Brescia è stato scritto in riferimento al testo Il signor Puntila e il suo servo Matti di B. Brecht. Ho voluto quindi mantenere una forma che ricordasse i suoi testi, con un prologo e un epilogo che chiudono la storia, con gli attori che entrano in scena e dichiaratamente recitano i personaggi, con uno stile non naturalistico e senza troppa psicologia. Questo stile permette di raccontare una storia cruda, di miseria senza rinunciare al gioco e alla leggerezza. Brecht scriveva in un suo saggio: Da che mondo è mondo, compito del teatro, come di tutte le arti, è di ricreare la gente. Questo compito gli conferisce sempre la sua speciale dignità: non gli occorre altro attestato che il divertimento; questo però gli è indispensabile. Non lo si nobiliterebbe affatto facendone, per esempio, un mercato della morale; anzi, è ben più probabile che lo si degraderebbe, ciò che puntualmente avverrebbe qualora non riuscisse a rendere la morale divertente, e divertente proprio per i sensi della quale, certo, la morale non può che trarre vantaggio. E nemmeno sarebbe da imporgli lobbligo dinsegnare o, ad ogni modo, dinsegnare cosa più utile di quanto non sia il sapere come ci si muova piacevolmente, sia col corpo che con lo spirito. Il teatro, infatti, deve assolutamente poter restare una cosa superflua, il che significa, beninteso, che per il superfluo allora si vive. Meno di qualsiasi cosa i divertimenti abbisognano di giustificazioni.
Berthold Brecht è uno dei miei autori preferiti, uno di quei poeti che ha esplorato molti campi nel teatro per diventare lautore che conosciamo; è stato attore, regista e autore e aveva unidea molto precisa del teatro e della sua funzione che a distanza di tempo non posso fare a meno di condividere.
Marco Taddei
organizzazione: Teatro delle Garberie - in collaborazione con Aria Teatro