Le morbinose
GAD Città di Trento
Le morbinose
ossia "le donne col morbin"
di Carlo Goldoni
Scenografia Alberto Uez
Coreografie Lucia Trenti
Datore luci Alberto Fontana
Fonico Giuliana Goller
Costruzioni in legno Lino Martinelli
Costumi "La Sartoria" di C. Senter
Maschere "Blue Moon" Venezia
Approntamenti speciali Mauro Faes
Foto di scena Michele Fronza Grafica Chiara Uez
Regia Alberto Uez
SIOR LUCA, vecchio benestante Bruno VANZO
SIORA SILVESTRA, sua sorella Maria Bruna FAIT
SIORA MARINETTA, fio de sior Luca Giuliana GERMANI
TONINA, cameriera Sara ANDREOLL
SIORA FELICE Manuela LEONARDELLI
SIOR ZANETTO, suo marito Mauro GADDO
SIORA LUCETTA, vedova Giovanna TOMASI
SIORA BETTINA, sua fia Benedetta VOLTOLINI
SIOR BORTOLO, moroso de Bettina Michele COMITE
IL SIGNOR FERDINANDO, forastiere Gabriele PENNER
NICOLÒ, caffettiere Marco MOSNA
1 servente Giuliana LUISE
2 servente Lucia TRENTI
3 servente Francesca PAIAR
4 servente Elena GADDO
Uno spirito d'avventura percorre tutta la vita di Carlo Goldoni (1107 1793) che, dopo aver esercitato per un breve periodo l'avvocatura a Venezia, inizia il suo noviziato nel mondo del teatro (scriverà oltre 200 testi). Analizzando il mondo della scena del '700 egli reinventa psicologicamente e stilisticamente i tipi comici e, nel contempo, guarda con una nuova attenzione alla vita delle classi medie e basse. Per la prima volta infatti diventano protagonisti il popolo e le donne (sino a quel momento posti ai margini della commedia) dando corpo ad una "riforma" del teatro ormai decaduto ed involgarito.
"Le morbinose" (1758) è la storia di un gruppo di donne veneziane che, colpite nel periodo di carnevale dal "morbin", sono decise a prendere in giro un malcapitato forestiero - il signor Ferdinando - al quale vien fatto sapere che una giovane si è innamorata di lui. All'appuntamento si presentano mascherate le donne dell'intero gruppo dando così il via ad una serie di equivoci e scherzi comici. A complicare la situazione vi è anche la zitellona zia Silvestra che arde di desiderio per il giovane e cerca di conquistarlo.
L'opera goldoniana (in dialetto veneto ed in versi) pur essendo a tutti gli effetti una commedia leggera e scherzosa è anche un testo che porta alla riflessione sulla realtà femminile. Infatti il tempo scorre inevitabilmente, la vecchiaia è dietro l'angolo, il carnevale in cui sono consentiti i giochi amorosi finisce rapidamente; per tali motivi i "momenti" di spensieratezza sono legati ad occasioni imprevedibili che permettono di provare desideri d'amore anche in età avanzata. Alla fine la vita sociale e familiare si ricompone: gli anziani rimangono in casa, i servitori riprendono i lavori di routine, mentre i giovani si avviano verso il futuro con gioia ed allegria.
È un testo leggero e gioioso, dove accanto all'essenzialità della scenografia sono messi in luce la musicalità dei versi, il modo di atteggiarsi degli attori e gli intermezzi vivaci, interpretati da un gruppo di maliziose servette.