Le stelle d'alta quota

Manifestazioni ed eventi

Osservazione del cielo stellato nei rifugi della SAT

Lunedì 25 giugno 2007 alle ore 21.00 primo appuntamento con "Le stelle d'alta quota" presso il Rifugio Ciampedie, nel gruppo del Catinaccio. Al via dunque la seconda edizione del tour astronomico organizzato dal Museo Tridentino di Scienze Naturali e dalla Società degli Alpinisti Tridentini presso alcuni rifugi d’alta quota, dedicato agli appassionati del cielo e della montagna. Al calar della notte tutti coloro che si troveranno nei pressi del rifugio potranno trascorrere una piacevolissima serata con la guida di un esperto astronomo, alla scoperta di stelle e pianeti, evanescenti galassie e nebulose, coloratissime stelle doppie e ammassi stellari, attraverso l’osservazione ad occhio nudo e con il telescopio.

Quante volte abbiamo cercato le stelle in cielo, facendo fatica a scorgere costellazioni e pianeti? Ma dagli inquinati cieli cittadini le stelle non si vedono proprio. Per gli appassionati di astronomia ma anche per i semplici curiosi nasce così l’esigenza di recarsi in siti lontani dalle città, immuni dall’inquinamento luminoso, dove il cielo limpido e buio permette un ravvicinato contatto con il firmamento celeste: stiamo parlando, naturalmente, della montagna. E quale luogo migliore di un rifugio d’alta quota?

Gli altri appuntamenti nei rifugi con inizio alle ore 21.00:

- 25 giugno, rifugio Ciampedie (gruppo del Catinaccio)
- 14 luglio, rifugio Alpe Pozza – “V. Lancia” (Gruppo Pasubio, Vallarsa)
- 28 luglio, rifugio Altissimo – “D. Chiesa” (Monte Altissimo, Brentonico)
- 8 agosto, rifugio Stavel – “D. Denza” (Gruppo Presanella, Vermiglio)
- 13 agosto, rifugio Carè Alto – “D. Ongani”( Gruppo Adamello, Pelugo)
- 16 agosto, rifugio Val d’Amola – “G. Segantini” (Gruppo Presanella, Giustino)
- 17 agosto, rifugio Val d’Ambiez – “S. Agostini” (Gruppo Dolomiti di Brenta, S. Lorenzo in Banale)
- 22 agosto, rifugio Peller (Gruppo Dolomiti di Brenta, Cles)

In caso di brutto tempo l’osservazione del cielo sarà sostituta da una conferenza astronomica su argomenti di attualità scientifica all’interno del rifugio.

Per informazioni:
Museo Tridentino di Scienze Naturali: tel. 0461 270 360
Società degli Alpinisti Tridentini: tel. 0461 981 871 / 982 804

Approfondimento
a cura di Christian Lavarian

È facile rendersi conto che la nostra civiltà ha fatto dell'illuminazione incontrollata una sua caratteristica peculiare: le immagini da satellite riprese durante le ore notturne mostrano il nostro pianeta illuminato da una fitta trama di luci, che disegnano con grande fedeltà il profilo tecnologico delle nazioni. USA, Europa e Giappone, i cui abitanti costituiscono 1/4 della popolazione mondiale, consumano da soli 3/4 dell'energia che vediamo risplendere di notte. Tutto ciò, agli occhi dello studioso, mostra la dispendiosa tendenza a illuminare senza alcuna utilità il cielo impedendo in gran parte del globo le osservazioni celesti, ormai possibili, a livello altamente professionale e con grandi telescopi, solo in luoghi isolati e difficilmente accessibili (deserti, zone montagnose ...).
Non finisce mai di sorprendere il fatto che la tutela dell'ambiente, che coinvolge in prima persona le istituzioni così come i cittadini, sia rivolta in massima parte alla tutela di foreste, ambienti montani o marini, mentre quasi nulla è fatto per salvaguardare uno dei patrimoni naturali assolutamente più preziosi: la notte, il contatto più diretto che l'uomo ha avuto per millenni con i misteri ed il fascino del creato.

Come si diffonde l’inquinamento luminoso? Quando osserviamo una zona di cielo il nostro sguardo attraversa un certo volume di atmosfera raccogliendo la luce che le particelle in sospensione diffondono: gran parte di questa luce è quella dispersa dall'illuminazione pubblica. A causa di questo fenomeno l'inquinamento luminoso si spande a macchia d’olio anche a decine di chilometri dalle città che ne sono la sorgente. La soluzione di questo problema rappresenta uno dei pochi casi in cui tutti hanno qualcosa da guadagnare: i cittadini perché avrebbero, a parità di punti luce, strade meglio illuminate, i comuni che potrebbero dirottare i risparmi ottenuti in altre opere pubbliche, la fauna notturna che tornerebbe a ripopolare le zone dove è scomparsa e infine tutti coloro che amano il cielo, che avrebbero l’occasione per tornare ad ammirare la volta celeste ormai quasi invisibile.
Limitare l’inquinamento luminoso è piuttosto semplice: per prima cosa si devono usare lampade che illuminano la terra e non il cielo. Anche se ciò può sembrare banale ed evidente, risulta da più indagini che oltre il 30% dell'energia luminosa è diretta inutilmente verso l'alto e quindi sprecata. Una possibile soluzione a questo inconveniente richiederebbe l’utilizzo di lampade direzionali con opportune schermature per l'illuminazione stradale (responsabile di gran parte dell'inquinamento), il cui costo sarebbe del tutto analogo a quelle comunemente in uso. La spesa di sostituzione sarebbe largamente ammortizzata in pochi mesi dal risparmio energetico conseguente. Da un punto di vista economico il danno causato da questo spreco di luce ammonta, per la sola Italia, a circa trecento milioni di euro l’anno; in comuni di medie dimensioni, quali Trento, si possono realizzare risparmi per circa duecentomila euro l'anno medianti interventi di solo uso razionale dell'illuminazione. Controllare la qualità della luce è invece meno immediato. Per diversi motivi sono preferibili le lampade monocromatiche, come quelle al sodio a bassa pressione. A fronte di molti vantaggi vi è tuttavia un lato spiacevole, puramente estetico, che fa ancora preferire le vecchie lampade ad incandescenza nella maggior parte dei casi: i dispositivi di illuminazione al sodio emettono luce gialla e hanno così l'effetto di conferire agli oggetti e alle persone una colorazione poco gradevole, oltre all'impossibilità di distinguere i colori reali. Sono state proprio ragioni di carattere estetico a bloccare per molto tempo i progetti per ridurre l'inquinamento luminoso, che è così aumentato a dismisura in tutto il pianeta.


organizzazione: Museo Tridentino di Scienze Naturali - SAT Società Alpinisti Tridentini