Lettere di uno sconosciuto

La Biblioteca Archivio del CSSEO, organizza a Levico Terme, nella “Sala Senesi” del Palazzo delle Terme, mercoledì 30 agosto 2023, alle ore 21,00, la proiezione di "Lettere di uno sconosciuto” di Zhang Yimou. Introduce Gianluigi Bozza

Cinema

Dal romanzo “Il criminale Lu Yanshi” della scrittrice Yan Geiling, pubblicato nel 2011, il noto regista Zhang Yimou si è ispirato per realizzare il film del 2014 “Guilai”, “Ritornare”, che nella versione italiana è stato titolato “Lettere di uno sconosciuto”. Ventesimo film della sua carriera, è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2014. Tra gli interpreti, due grandissimi attori: la straordinaria Gong Li e Chen Daoming.

 

“Lettere di uno sconosciuto” dice della storia di Lu Yanshi, un professore condannato al “laogai”, letteralmente la “riforma attraverso il lavoro”, vale a dire la versione cinese del Gulag sovietico. Sono gli anni della cosiddetta “Rivoluzione culturale”, che sconvolse radicalmente la Cina di Mao Zedong. Dopo un decennio nel lager come “nemico del popolo”, durante un trasferimento in treno, Lu Yanshi riesce a fuggire e trova il modo di arrivare alla casa in cui abitano la moglie Feng Wanyu e la figlia Dan Dan, studentessa dell’accademia di danza. Le due donne, messe sull’avviso dalle autorità del partito, sanno di non poterlo aiutare, ma lui comunica alla moglie, tramite la figlia e poi anche con un biglietto passato sotto la porta di casa, dove potrà trovarlo la mattina seguente.

Dan Dan era tra le candidate al ruolo di protagonista di un balletto rivoluzionario dell’Opera di Pechino (il Distaccamento femminile rosso, nella versione secondo i canoni di Jiang Qing, l’ultima moglie di Mao), ma la fuga del padre le preclude questa possibilità. La ragazza, allora, con la speranza di poter riavere l’ambito ruolo, lo denuncia, rivelando a un funzionario del partito dove potrà trovarlo. Lu Yanshi viene così arrestato e rimandato per altri tre anni nel campo di lavoro.

Quando viene riabilitato nel 1979, torna a casa. Alla stazione, trova la figlia che ora vive nella fabbrica tessile dove lavora. Va a casa per incontrare la moglie, sofferente di turbe mentali e frequenti amnesie. Il trauma della lunga separazione unito al tradimento della figlia hanno compromesso definitivamente la salute mentale della donna che non lo riconosce e lo manda via.

Estraneo in seno ad una famiglia distrutta, Lu Yanshi è però deciso a far rivivere il loro passato e a risvegliare i ricordi della moglie. Trova alloggio in un magazzino vicino alla casa e si prodiga in ogni modo pur di starle vicino; lei a volte gradisce il suo aiuto mentre altre volte lo scambia con un suo persecutore. Feng Wanyu continua a vivere nel ricordo del marito amato e del quale attende il ritorno il 5 di ogni mese, come le aveva scritto in una lettera. Quando arriva un baule con le lettere mai spedite che lui le scriveva dalla prigionia, avendo difficoltà nel decifrare la calligrafia, si presta a leggergliele e ne scrive di nuove per tranquillizzarla e riconciliarla con la figlia.

 

“Lettere di uno sconosciuto” omaggia Max Ophüls e il suo “Lettera da una sconosciuta”, film del 1948 tratto da un romanzo di Stefan Zweig, un maestro del melodramma, e in effetti ad uno primo sguardo il film di Zhang Yimou segue i meccanismi del melodramma: l’amnesia, la rivalità tra madre e figlia e la loro riconciliazione, le lettere in un cassetto, l’eterna attesa alla stazione... Un melodramma erede anche della tradizione cinese che risale ai tempi del cinema muto.

Ma la narrazione è anche quella delle laceranti conseguenze della cosiddetta “Rivoluzione culturale”, una delle tanti mobilitazioni politiche lanciate da Mao Zedong, l’indiscusso capo del comunismo cinese. La smemorata Feng Wanyu diventa così il simbolo di un doloroso periodo storico e di un popolo costretto ad annullarsi completamente, cancellando bisogni e affetti, sogni e persino identità. Drammi individuali, tragedie sociali. La metafora è evidente, nella Cina la memoria è una ferita sempre aperta, i vecchi traumi tormentano ancora le nuove generazioni. Di più, la Cina è il paese della grande amnesia, perché di turpi vicende del passato, dalla cosiddetta “Rivoluzione culturale” al massacro del 4 giugno 1989 nella Tian’anmen, nel cuore di Pechino, oggi non si deve più parlare.

Per evitare la mannaia della censura, Zhang Yimou ha dichiarato di avere eliminato gli aspetti più controversi, soprattutto politici, del romanzo di Yan Geling, basato sulle memorie del nonno, e di cui è imminente la pubblicazione in inglese. In questo modo il regista è riuscito a far passare tra le maglie della censura un film di denuncia per un “melodramma sentimentale”.

Zhang Yimou comunque si inserisce nelle pieghe morali e sociali di questa storia, mettendone in scena le devastanti conseguenze umane. La delazione della figlia che fa arrestare il padre, novella Pavel Morozov, fornisce il senso di un’umanità capovolta e desolante, in cui i valori sociali fondanti sono distrutti in nome di una ideologia che scavalca anche il richiamo del sangue. La figlia ritaglia il volto del padre dalle foto di famiglia ed è questa la prima amnesia messa in scena dal film: un’amnesia consapevole e auto-provocata.