Lux Aeterna

Musica

Canto gregoriano per la liturgia dei Defunti
Schola Ausuganea
testi scelti, commentati e proposti da Lorenzo RIGO
presenta Alessandro FIORESE

REGEM Inv. – Salmo 94
AUDIVI VOCEM Ant. – Salmo 120
PECCANTEM Resp.
DIES IRAE Seq.
MEMENTO MEI Resp.
LIBERA ME Resp.
REQUIEM AETERNAM Intr.
LUX AETERNA Com.
APUD DOMINUM Ant. – Salmo 129
DOMINE JESU Off.
EGO SUM RESURRECTIO Ant. – Cant. Zaccaria
IN PARADISUM – CHORUS ANGELORUM Ant

testi scelti, commentati e proposti da: Lorenzo RIGO

SCHOLA AUSUGANEA Borgo Valsugana
Mauro CRISTELLI, Stefano DANDREA, Sandro D’AGOSTINI, Mariano DIETRE, Virginio FILIPPI, Marcello FINORA, Giorgio GIANESINI, Thomas MARCHI, Gianni MARTINELLI, Luciano MARTINELLI, Carlo MINATI, Umberto SCALA, Patrizio VOLTOLINI

dirige: Attilio ZOTTELE
presenta: Alessandro FIORESE

Cos'è il "Canto Gregoriano" ?
Nel IV secolo, la diffusione del Cristianesimo, quale religione ufficiale, porta allo sviluppo - in varie zone d'Europa - , di riti liturgici con tradizioni di canto proprie. Tra i vari repertori ricordiamo il beneventano, il romano, il milanese [ o ambrosiano ], l'ispanico [ o mozarabico ] ed il gallicano.
Dalla combinazione tra il romano ed il gallicano, "favorita" per ragioni di opportunità soprattutto politica anche dai sovrani Carolingi, nascerà il canto "romano/franco", in seguito detto "gregoriano".
Dopo un periodo di coesistenza con i riti citati, il gregoriano avrà il sopravvento sugli altri, tanto da portarli - ambrosiano a parte - via via alla scomparsa.
Il canto romano/franco riceverà nel tempo l'appellativo "gregoriano", quasi per una sorta di naturale collocazione sotto l'egida della figura di Gregorio Magno; ma, in effetti, l'epoca di papa Gregorio fu al massimo quella del canto romano, essendo il gregoriano, appunto, sicuramente posteriore
Di sicuro c'è che Gregorio [590- 604] tra l'altro, operò al fine di riformare i libri liturgici, ordinò il repertorio, lo arricchì di testi da lui stesso composti ed infine favorì la costituzione - a Roma - di una prima Schola Cantorum.
I documenti che ci trasmettono il canto gregoriano risultano così numerosi, da essere diffusi in tutta Europa; ma, negli anni della sua elaborazione, la trasmissione del repertorio era mnemonica e non affidata alle carte. Esistevano per questo delle scuole in cui i giovani imparavano i brani a memoria grazie ad un lungo tirocinio.
Fu certamente per un'esigenza di ritenzione sicura, che il canto, come del resto avveniva già per le opere teologiche, filosofiche e di cultura in genere, cominciò ad essere affidato alla pergamena. Vennero così stilati i primi manoscritti, consultando i quali, il magister chori aveva modo di avere sempre presente il repertorio.

La natura adiastematica dei primi documenti [non era segnata l'altezza dei suoni *, però, costituiva evidentemente una transizione fra la tradizione orale o mnemonica e la trascrizione su rigo. Infatti i segni musicali specifici, detti neumi, venivano tracciati appunto senza rigo, essendo però ugualmente preziosi perché aiutavano ad orientarsi sul movimento musicale, che rappresenta, come i musicisti ben sanno, un aspetto fondamentale per l'interpretazione di ogni linea melodica.
Tra il X ed il XII secolo, le scritture diverranno perfettamente diastematiche con l'introduzione di una o più righe a secco quali riferimenti di altezza, ed infine con il tetragramma le scritture diverranno perfettamente diastematiche, collocate cioè in intervalli, dimodoché il repertorio, seppure "ingessato" non andrà del tutto perduto.
Quello che viene considerato il repertorio classico o "autentico", inizierà - tra i secoli XI e XII - a subire varie forme di contaminazione [tropi, sequenze, ecc..] che ne determineranno la decadenza e porteranno in seguito [grazie anche a pratiche quali diapente, diatessaron ] alla nascita della prima polifonia.
Ma se può essere accettabile l'affermazione secondo cui il repertorio "classico" non supera l'XI secolo, è altrettanto vero che, nei libri di canto, possiamo trovare delle melodie che sono state composte in "stile gregoriano" [purtroppo spesso con esiti discutibili ] ancora fino ai primi anni dello scorso secolo [Kyrie ed Agnus della Messa cosiddetta "De angelis", risalgono per esempio al XV°/XVI° secolo ….].
Il canto gregoriano, come viene eseguito oggi, è frutto della grande riforma iniziata a metà sec.XIX grazie all'opera dei monaci benedettini di Solesmes in Francia. Così come avvengono le grandi opere di restauro in tutti i campi dell'arte, gli studiosi solesmensi si diedero al recupero delle melodie gregoriane, mediante un grande lavoro di ricognizione e confronto delle fonti medievali, scovate in Europa, biblioteca dopo biblioteca. Tale fatica permise di estrapolare da quelle fonti il meglio possibile delle linee melodiche originarie.
Questo lavoro di ricostruzione ha rappresentato un punto di partenza, come dev'essere nel vero spirito della scienza e dell'arte; ciò significa che ancora oggi, su quella grande piattaforma, della cui elaborazione non si sarà mai riconoscenti abbastanza, studiosi di ogni parte del mondo, proseguono le loro indagini a ritroso nel tempo, confrontando manoscritti di varie epoche e provenienza per cercare di svelare pienamente la natura e l'essenza di un patrimonio musicale [ e liturgico ] millenario.
Certo è che nonostante gli sforzi degli studiosi e degli appassionati, nella pratica [ liturgica ] sembra che il canto gregoriano sia stato messo da parte quasi completamente; resistono infatti nell'uso solo poche melodie orecchiabili e perlopiù tardive. I più ritengono a torto, che la parola fine sia stata pronunciata in occasione del Concilio Vaticano II°, peccato però che proprio la Costituzione " Sacrosantum Concilium " sulla sacra liturgia reciti: " La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale ".


organizzazione: Schola Ausuganea - Sistema Culturale Valsugana Orientale - Comune di Borgo Valsugana