Marcello Staglieno presenta Arnaldo e Benito. Due fratelli
MARCELLO STAGLIENO, già vicepresidente del Senato della Repubblica, tra i fondatori de Il Giornale, presenterà domenica 27 luglio un saggio storico, Arnaldo e Benito. Due fratelli, basato su nuove testimonianze e documenti inediti che evidenziano il legame strettissimo tra i due fratelli Mussolini.
Marcello Staglieno, Arnaldo e Benito. Due fratelli, Mondadori 2003
Dalla Grande Guerra alla marcia su Roma, dal delitto Matteotti (con nuove, clamorose ipotesi sull'identità del mandante) al 3 gennaio 1925, dagli "anni del consenso" al 28 aprile 1945: nel rapporto tra i due fratelli Mussolini, l'intera storia del fascismo e di cinquant'anni di vita italiana.
Se, nell'immaginario collettivo, immediata è l'identificazione tra la figura di Benito Mussolini e il fascismo, di gran lunga meno nota è la personalità di suo fratello Arnaldo, che pure fu l'unico a godere dell'illimitata fiducia del "duce" e, per questo, l'unico in grado di contrastarlo. Egli non si limitò infatti - come si è soliti pensare - a temperarne il "bonapartismo giacobino", con sagace prudenza e mazziniano "senso del dovere", ne a esseme il più stretto collaboratore, chiamato a dirigere il 1° novembre 1922 "II Popolo d'Italia" per estendere quel "consenso" che, tranne coraggiose e ra-rissime eccezioni, il regime ottenne dalla maggioranza degli italiani.
Sulla base di nuove testimonianze e documenti inediti, Marcello Staglieno mette per la prima volta in luce gli originali contributi che Arnaldo, attraverso i quotidiani rapporti con il fratello, diede alla costruzione dello "Stato nuovo", autocratico e totalizzante ma proiettato verso la "modernità", al punto da far riconoscere a storici come Renzo De Felice una sostanziale "continuità" strutturale e istituzionale tra regime mussoliniano e Repubblica postfascista. Non soltanto nella formazione di grands commis e tecnocrati, soggetti attivi di quel "dirigismo" - in agricoltura, industria ed economia - che era poi stato fatto proprio, negli Stati Uniti, dal New Deal rooseveltiano, ma nella stessa ottica "politica" con cui concepì la Conciliazione dell'11 febbraio 1929, tale da renderla oggi configurabile come l'antecedente logico e fattuale della vittoria democristiana del 18 aprile 1948.
Riesaminando senza preconcetti e in modo approfondito avvenimenti drammatici come l'assassinio di Giacomo Matteotti (dall'ipotesi, avanzata da suo figlio Matteo, di un coinvolgimento di Vittorio Emanuele III alla misteriosa sparizione del relativo dossier che Mussolini aveva con sé quando fu catturato il 27 aprile 1945 presso Dongo), o lo scontro - nei rispettivi Manifesti - tra Giovanni Gentile e Benedetto Croce (che, contrariamente a quanto si crede, ebbe un ruolo determinante nella genesi della "cultura" fascista). Stagliene getta nuova luce su vicende solo apparentemente "minori", come i finanziamenti "occulti" del "Popolo d'Italia", la storia della famosissima "Treccani", o la pubblicazione degli Indifferenti, il romanzo d'esordio di Alberto Moravia, in una collana della Alpes, la casa editrice di Arnaldo. E su quanto accadde dopo la morte di quest'ultimo (21 dicembre 1931), con sorprendenti rivelazioni sulla profonda crisi intellettuale e morale provocata dal 25 luglio 1943 e dalla guerra civile in giovani come Indro Montanelli, Giaime Pintor. Elio Vittorini e Cesare Pavese, educati a quella "mistica fascista" di cui Arnaldo fu uno dei più appassionati e convinti assertori.
organizzazione: APT S. Martino di Castrozza e Primiero - in collaborazione con la libreria Bancher e la società di rappresentanza di vini Liber S.a.s.