Maria Stuarda

Teatro
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MARIA STUARDA
di Friedrich Schiller
traduzione Carlo Sciaccaluga
regia Davide Livermore
costumi delle regine Dolce & Gabbana
costumi Anna Missaglia
allestimento scenico Lorenzo Russo Rainaldi
direzione musicale e sound design Mario Conte
musiche Mario Conte e Giua
disegno luci Aldo Mantovani
regista assistente Mercedes Martini
assistenti sound design Edoardo Ambrosio Luca Nasciuti
ideazione trucco e parrucco Bruna Calvaresi
Laura Marinoni in Maria Stuarda, Elisabetta
Elisabetta Pozzi in Elisabetta, Maria Stuarda

in ordine alfabetico
Gaia Aprea: Anna Kennedy, nutrice di Maria, George Talbot, conte di Shrewsbury, Un Ufficiale
Linda Gennari: Mortimer, nipote di Paulet Angelo del destino Il Paggio, servitore della regina Elisabetta
Giancarlo Judica Cordiglia: William Cecil, barone di Burleigh, Melvil, maggiordomo di Maria
Olivia Manescalchi: Cavaliere Paulet, custode di Maria, Conte di Aubespine, ambasciatore di Francia, William Davison, segretario di stato
Sax Nicosia: Robert Dudley, conte di Leicester
chitarra e voce Giua

Schiller è uno dei geni del teatro di tutti i tempi: nella hit parade dei grandi raccontatori di storie e di affetti umani, rimane sempre nella top five.

È il drammaturgo, l’uomo di teatro che ha compreso quanto una delle cose fondamentali per creare vertigine in una società sia partire da storie straordinarie e dalla qualità del racconto di queste storie. Le sue sono storie all’interno delle quali si trova davvero tutto.

Con molteplici livelli di comprensione, a partire proprio dall’intreccio, che si dipana con colpi di scena capaci di ispirare gli autori dei feuilleton ottocenteschi o gli sceneggiatori delle serie Netflix. Ogni scena porta con sé un “colpo di teatro”, un avanzamento improvviso, un cambio di inquadratura emotiva di ogni personaggio. Insomma, Schiller è magistrale nel gestire la funzione narrativa e nel far entrare all’interno dell’arco del racconto una profonda indagine sull’animo umano, sulle emozioni di ciascuno di noi. E, nel caso di Maria Stuarda, sul ruolo della donna.

Non siamo più costretti dalla società o dalla nostra educazione a identificare il ruolo della
donna in stereotipi: a partire dall’archetipo della donna che si sacrifica, di vittima sacrificale;
oppure, successivamente, da quello della donna che ruggiva contro il sistema ma ne rimaneva vittima. Invece, in questo tempo così fluido a livello di gender, possiamo vedere con occhi diversi personaggi che normalmente tenevamo sospesi in teche di vetro, dandoli per scontati.

E la straordinarietà di affrontare testi classici è che mutano come mutiamo noi: danno sempre risposte straordinarie a quel che cerchiamo, che di tempo in tempo si trasforma a seconda dei bisogni della società. Elisabetta I, ad esempio, vista oggi, è incredibilmente diversa da quella che poteva sembrare ad artisti di quaranta o cinquanta anni fa. Stiamo vivendo cambi epocali, sia per la definizione dei sessi che per la nuova considerazione dei ruoli che i sessi stessi hanno all’interno della società.

Anche il tema religioso è molto importante. Lo rispettiamo con attenzione, ma lo teniamo sottotraccia. Ne parliamo, ad esempio, attraverso il personaggio di Mortimer, una invenzione di Schiller, che incarna il tempo storico, lo Sturm und Drang. Anche qui emerge la grandezza del drammaturgo: Mortimer è il motore della narrazione e fa saltare il banco, cambia la narrazione stessa. Questo personaggio non solo si invaghisce, ma è profondamente devastato dalla bellezza della fede cristiano-cattolica romana. In questa prospettiva, abbiamo adottato la nuova traduzione di Carlo Sciaccaluga, estremamente fedele all’originale tedesco.

Fa leva su uno dei principi fondamentali della mia direzione del Teatro Nazionale di Genova: ovvero, la restituzione dei classici. La lezione che ho imparato con l’amore e lo studio della musica e dell’opera, e l’abitudine che ho di fidarmi della creazione fatta dai Grandi Maestri, è che saranno sempre più rivoluzionari loro – anche se calati nel tempo presente – di qualsiasi riscrittura fatta oggi, anche giustificata, ma arbitraria. Ci troviamo di fronte a un dramma che prevede oltre 20 personaggi.

Con Carlo Sciaccaluga abbiamo scelto di non fare una trascrizione penalizzante, in cui svaniscono personaggi, né tantomeno una riscrittura scenica. Non perdiamo anzi un solo anello narrativo. Facciamo uno sforzo, anche produttivo, per poter restituire completamente questo magnifico testo. Ma i tanti personaggi saranno interpretati da cinque supereroine e supereroi, a fianco delle due grandi maestà che sono Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi. Dunque Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi e Sax Nicosia sono grandi attori e attrici che interpretano due o tre ruoli ciascuno, paggi e soldati compresi, passando magnificamente da grandi monologhi lirici a brevi battute.

Ma non solo: vogliamo far risaltare l’elemento del “caso”, del destino. C’è un escamotage drammaturgico iniziale, che non riveliamo, che però determina la storia: Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi si alterneranno nei ruoli, scoprendo sera dopo sera chi farà cosa. Saranno scelte attraverso una azione teatrale, un meccanismo che determinerà il destino della signora Marinoni e della signora Pozzi di quella singola sera, un po’ come il destino decide in pochi istanti cose fondamentali della nostra vita, e ha deciso le esistenze delle due regine. Non rivelo il meccanismo teatrale, ma chiaramente è un “gioco” che crea teatro, che diverte, nel senso del vero entertainment, che non è banale “intrattenimento”, non è un passatempo, ma è qualcosa che aggancia il pubblico a questa vicenda e alla casualità terribile in cui si muove la Storia – cosa che Schiller racconta molto bene.

E il metodo di lavoro è sempre lo stesso: “Armonia al servizio della poesia”. Per questo, abbiamo coinvolto due musicisti diversissimi tra loro, come il grande compositore Mario Conte e una musicista come Giua: così una chitarra elettrica riscrive linee melodiche, armonie e canti del Cinquecento in una contemporaneità molto aderente al testo, tanto da spingere in avanti la storia, creando un ambiente sonoro che sa raccontare e che tutti noi riconosciamo.

I costumi delle regine, infine, sono firmati da Dolce & Gabbana: è un regalo della vita! Ringrazio Domenico Dolce e Stefano Gabbana che hanno aderito al progetto e che credono nel valore e nella virtù che il nostro teatro porta con sé.
Davide Livermore
 
 
 

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