Monsieur Verdoux

Cinema

Usa, 1947
Durata: 123'
Genere: Drammatico
Regia: Charles S. Chaplin
Cast: Charles S. Chaplin, Martha Raye, Isobel Elsom, Marilyn Nash

Un bancario francese disoccupato sposa e uccide ricche signore sole di cui eredita i beni per mantenere la sua famiglia. E il penultimo capolavoro di Chaplin, e il suo film più controverso, il culmine della sua satira. "Ghigliottinate Charlot! Per obbligare la società a commettere questo errore, Chaplin ha rivestito il simulacro del suo contrario" (A. Bazin). Le scene con M. Raye sono di una comicità travolgente. Ebbe una nomination all'Oscar per la sceneggiatura.

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Biblioteca Comunale, piazza Serra
Libreria Athena, via Battisti

E' il 1947, nell'aria risuona ancora l'eco pesante dei massacri di guerra, e Charlie Chaplin presenta al mondo il suo personale gioco al massacro: il film più inatteso, una commedia nerissima, il paradosso tragicomico e feroce che si chiama Monsieur Verdoux. Il personaggio principale,Verdoux, fu definito dalla critica dell'epoca un "moderno Landru", ovvero un serial killer della provincia francese negli anni Trenta. L'idea venne infatti a Chaplin dopo che Orson Welles gli propose il ruolo di protagonista nel film sulla vita di Landru a cui stava pensando; Chaplin declinò l'invito ma si appropriò dello spunto, citando Welles nei credits. Tra i pochi collaboratori di sempre che furono chiamati all'impresa (Rollie Totheroh, Wheeler Dryden) si affacciò Robert Florey, che vent'anni prima aveva scritto un libro memorabile su Chaplin e da allora era diventato regista dotato di un proprio, singolare talento; la competenza tecnica e la sicurezza della suo aiuto regia furono probabilmente tra i motivi che condussero il film a compimento in sole undici settimane, con uno sforamento di sedici giorni, davvero minimo per gli standard chapliniani.

Sull'immagine di una lapide che reca la scritta "Henri Verdoux, 1880-1937", la voce off del morto comincia il suo racconto. "Ero un cassiere di banca, fino alla Grande Depressione…" Poi, Verdoux entra in affari. Se von Clausewitz pensava che la guerra fosse un'estensione logica della diplomazia, secondo Verdoux l'omicidio è un'estensione logica dell'economia (così scriveva lo stesso Chaplin, in una nota che precedeva l'uscita del film). Elegante, manieroso e tombeur, avvicina, corteggia, sposa e ammazza ricche donne sole. Da qualche parte, ha una casa, un giardinetto, un bambino, una dolce (vera) moglie malata che gli forniscono una copertura. Tuttavia Verdoux sa bene che né il crimine né un processo riusciranno a scalfire la sua sinistra serenità. 'La guerra è finita', affermò Chaplin nel 1947, il capitalismo ha imposto le sue sorti magnifiche e necessarie; il cinismo è la sua forma mentis, il risultato la sua legge, la grande scala la sua garanzia. Il discorso finale di Verdoux è, nella sua freddezza, di un didatticismo accorato, e comunque scandaloso per l'America di quegli anni: "…omicidio di massa? Non è forse il mondo ad incoraggiarlo? Non si costruiscono forse armi con l'unico scopo di perpetrare l'omicidio di massa?"; "l'Omicidio è l'impresa grazie alla quale il nostro sistema continua a prosperare". Infine, la secca chiusa dall'articolazione insolitamente retorica: "Chi uccide un solo uomo è considerato un criminale, chi ne uccide milioni, un eroe."

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organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"