Niente da nascondere

Cinema

Effetto Notte. Cineforum 2005/2006

Francia, 2005
Titolo originale: Caché
Genere: Thriller
Durata: 117'
Regia: Michael Haneke
Cast: Daniel Auteuil (Georges), Juliette Binoche (Anne), Maurice Benichou (Majid), Annie Girardot (Madre Di George), Bernard Le Coq (Redattore Capo)
sceneggiatura: Michael Haneke
fotografia: Christian Berger
montaggio: Michael Hudecek, Nadine Muse
produzione: Les Films Du Losange, Wega Film, Bavaria Film, France 3 Cinema, Arte France Cinema, Eurimages Fund Of The Council Of Europe, Cnc, le Studio Canal+

Georges, presentatore di un programma televisivo sui libri, comincia a ricevere degli strani pacchi. Qualcuno gli invia dei video, ripresi di nascosto per la strada, su di lui e la sua famiglia. A Georges sembrano messaggi inquietanti, ma non ha idea di chi possa essere il mittente. Pian piano i video cominciano a diventare più intimi, come se chi li gira conoscesse da tempo Georges, e ne sapesse gusti, difetti, modo di vivere. Allarmato, si rivolge alla polizia, ma non viene preso sul serio. Solo nell’angoscia di essere pedinato, spiato, Georges sente su di sé e sulla sua famiglia il peso di una minaccia. Progressivamente si inizia a delineare il profilo del colpevole: deve essere qualcuno cui Georges ha fatto una grossa ingiustizia al tempo dell’infanzia. Ma chi? Come fare a ricordare? E perché questa persona continua a riprendere spezzoni della sua vita?

Dopo il melodramma de “La pianista” e il filone catastrofico de “Il tempo dei lupi”, tocca stavolta al thriller essere sottoposto al trattamento “Haneke”, un trattamento doloroso ma spesso efficace, applicato con implacabile sicurezza da chirurgo. Haneke segue una strategia, lo scardinamento del già visto: in “Caché” c’è un cadavere, ma si è suicidato davanti alla cinepresa; c’è un rapimento, ma è solo un falso allarme; c’è un mistero (chi ha spedito le videocassette?), ma quest’ultimo semplicemente non ha soluzione. Oltre a non produrre mai un vero confronto decisivo tra le parti in causa, il regista austriaco sceglie poi un’impostazione formale che ribalta i cliché di messinscena delle scene più forti, come stanno a dimostrare l’agghiacciante sequenza del suicidio di Majid o quella del flashback in cui lo stesso, bambino, viene portato via dagli assistenti sociali sotto lo sguardo compiaciuto di Laurent: camera rigorosamente fissa, campo totale nel primo caso, lungo nel secondo, il gelo dello sguardo di Haneke è sempre proporzionale all’intensità delle dinamiche rappresentate. Contro uno sguardo addomesticato che ormai è diventato moneta corrente, Haneke suggerisce l’insistenza grottesca e affilata della sua visione, l’unica realmente destabilizzante nel suo rigore. Questo è in fondo lo scopo ultimo di “Caché” e del suo volersi appuntare su un genere consolidato, ossia la necessità di ribadire una scelta di cinema frustrante e liberatoria al tempo stesso, tanto più urgente se paragonata a gran parte dei prodotti in circolazione.


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"