Nina, no far la stupida!

Teatro

Sipario d'Oro 2013
Circuito

La Barcaccia di Verona
Nina, no far la stupida!
di Arturo Rossato e Gian Capo
Personaggi e interpreti:
Roberto Puliero
Kety Mazzi
Davide Valieri
Giulia Vespertini
Laura Benassù
Nicola Cancian
Fernanda Vettorello
Giuseppe Vit
Franco Cappa
Francesco Puliero
Giorgio Rosa
Marco Consolati
Tommaso Rossato
Regia: Roberto Puliero
Adattamento originale: Roberto Puliero
Scene: Gino Copelli
Costumi a cura di: Kety Mazzi
Musiche Originali: Giuliano Crivellente

Dopo aver messo in scena l’esplosiva comicità di “Ostrega che sbrego” e l’innovativa carica satirica di “Quando al paese mezogiorno sona”, la “Barcaccia” completa la sua ideale trilogia delle opere più significative del grande teatro popolare veneto, con il prezioso recupero e l’originale rivisitazione di “Nina no far la stupida”, che segnò nella prima metà del Novecento uno dei più clamorosi successi della scena italiana. La commedia, scritta nel 1922, è ambientata quasi un secolo prima nel tranquillo paese di Malcontenta, che nella realtà esiste davvero, ma è qui soprattutto un luogo di fantasia: un paese di cartapesta con la luna di cartone e il cielo di carta velina, dove non succede mai niente e il tempo trascorre nella pigra attesa della posta che arriva in barca “da Padova”.
Nella sua piazzetta, si affollano i personaggi tipici di tanto teatro popolare; giovani innamorati e burberi brontoloni, buffi bottegai e giocosi perditempo, Fra loro è il maestro Bugansa, che da vent’anni sogna venga finalmente riconosciuta la sua aste di compositore d’un’opera (“Nina no far la stupida” appunto), ormai nota a tutti gli angoli del paese. E, come lui, tutti nascondono in cuore un sogno segreto – l’amore, il successo, la notorietà, la giovinezza,… -, ormai impigrito dal clima sonnolento della contrada.
Quand’ecco, un giorno, all’improvviso, la barca della posta porta finalmente qualcosa di nuovo, spinto dal vento della speranza: con il suo timido innamorato, arriva la sorridente Corallina. E le giocose furberìe subito con lei messe in atto dall’amico Momoleto (fra i cui antenati doveva esser certamente Arlecchino), per risolvere le loro pene amorose, d’incanto spingono tutti a pensare, e a credere, che una mitica artista di canto sia miracolosamente approdata a Malcontenta! I sogni di tutti, improvvisamente si risvegliano, una nuova linfa vitale regala a tutti i brividi sottili: il maestro Bugansa “vede” finalmente la sua opera prendere il volo verso la gloria dopo tanti anni di oblìo; il podestà Gustavo, la sorella Cate, il goffo Bortolo riscoprono il sapore di amori lontani; i commercianti Filomena, Peocìna e Cogometa sognano un nuovo affollamento per le loro botteghe; il postino Tacheto rispolvera i suoi trascorsi di musicista, mentre gl’innamorati Lelio e Nina possono filnalmente , in teatro, dar libera voce ai loro palpiti…
E la commedia dipana allora un intreccio festoso, in cui, accanto ad espedienti di maniera, distintamente si avvertono anche eredità del teatro più illustre: la buffoneria delle maschere della Commedia dell’Arte, il clima lieve delle operette, le variazioni giocose dell’opera buffa, gli echi delle giovanili burle notturne del “Sogno” shakespeariano di mezza estate.
Alla fine, tutto si rivelerà solo un sogno: svelati gli stratagemmi così festosamente inventati, ogni cosa tornerà ad assumere i contorni un po’ più grigi della realtà. Ma il maestro Bugansa avrà finalmente trovato il finale giusto della sua opera.. e, lasciandosi cullare dalla giocosità lieve della commedia, tutti infine si accorgeranno – i protagonisti sulla scena e forse, chissà, anche gli spettatori in platea – che in fondo, per un poco, è stato bello sognare.