Otello
Compagnia Gank di Genova
Progetto U.R.T. srl di Ovada
Otello
di William Shakespeare
regia di Alberto Giusta
«Mi piacerebbe che della mia messa in scena di "Otello" si dicesse che la cosa più importante da segnalare è il paradosso della massima ricchezza possibile, espressa attraverso la semplicità più cristallina.
Sarei contento che uno spettatore mi dicesse che il mio lavoro comunica in maniera evidente e precisa la complessità della natura umana, cioè i suoi vari livelli umoristici e tragici.
Lo definisco "paradosso" perché molto spesso in teatro si vuole rendere vivo uno spettacolo attraverso le idee del regista, degli attori, ricche scenografie, ricchi costumi.
Il mio tentativo con "Otello" è di eliminare tutto questo, dire agli attori di muoversi su un palcoscenico vuoto, di dimenticare Shakespeare e che è mai esistito un uomo con questo nome, di pensare soltanto che la loro responsabilità in quanto interpreti è di dare vita a degli esseri umani. Ecco la spiegazione del paradosso: la vita.
La vita che prevale sull'intelletto, sulle idee che limitano senza alcun dubbio l'immaginazione e la fantasia di chi partecipa ad un evento teatrale.
I personaggi ci divertiranno soltanto se saranno uomini e non idee complicate, soltanto se "vivranno" sulla scena stimolandoci alla riflessione. Affinché questo accada è necessaria una grande semplicità di costruzione.
A tale scopo ho ridotto tutto all'essenziale, a partire dal testo che ho adattato a 90 minuti di spettacolo (senza intervallo); i tagli che ho apportato rendono la storia più lineare da seguire e permettono una concentrazione totale. Ho eliminato l'ambientazione a Venezia e Cipro, i personaggi di contorno, la guerra, cioè tutto ciò che faceva parte del "pubblico", per toccare immediatamente il cuore della vicenda, cioè il dramma "privato" di uomini che abitano un palcoscenico vuoto, su di esso agiscono, prendono forma, ridono, piangono e vengono immaginati liberamente dallo spettatore».
Alberto Giusta