Pantani

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2013/2014
La Grande Prosa

Teatro delle Albe / Ravenna Teatro / Le Manège.Mons - Scène Transfrontalière de Création et de Diffusion Asbl
Pantani
di Marco Martinelli
ideazione Marco Martinelli e Ermanna Montanari
regia Marco Martinelli
ideazione e spazio scenico Alessandro Panzavolta-Orthographe
costumi Teatro delle Albe
fisarmonica e composizione musiche Simone Zanchini
montaggio ed elaborazione video Alessandro e Francesco
Tedde - Black Box Film
tecnico luci e video Francesco Catacchio
tecnico suono Fagio

14 febbraio 2004: Marco Pantani viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini. Aveva appena compiuto 34 anni. Dopo i trionfi al Giro d'Italia e al Tour de France, le accuse di doping a Madonna di Campiglio, rivelatesipoi infondate, lo hanno condotto a un lento ma inevitabile crollo psicologico fino a una morte forse tragicamente annunciata.
Tra il campione adulato, l'icona di chi ha fatto rinascere il ciclismo come sport dell'impresa e della fantasia, e il morto di Rimini che giaceva in mezzo alla cocaina nei panni di un vagabondo, vi è tutta la complessità di un'epoca al tempo stesso sublime e crudele che si esercita senza pudore. Senza vergogna.
La scrittura di Marco Martinelli, dopo quel Rumore di acque presentato nella scorsa stagione nell'ambito della rassegna "Altri Percorsi / Arte della Diversità", capace di trasfigurare in grottesca e malinconica poesia la cronaca tragica dei barconi alla deriva nel Mediterraneo, affonda nelle viscere dei nostri giorni e della società di massa che chiede sacrifici e capri espiatori. Attorno alle figure di Tonina e Paolo, i genitori di Marco, che ancora oggi stanno chiedendo giustizia per la memoria infangata del figlio, Martinelli mette in scena una veglia funebre e onirica, affollata di personaggi che come un rito antico ripercorre le imprese luminose dell'eroe. «Non lo so quello che è successo a Madonna di Campiglio, ma scoprirò la verità. Pagherò se c'è bisogno, ma lo verrò a sapere, perché è là che gli è piombata addosso la vergogna, e di quello è morto» afferma la madre, Tonina Belletti. Il testo di Martinelli costruisce attorno a questo anelito di giustizia un affresco sull'Italia degli ultimi trent'anni, l'enigma di una società malata di delirio televisivo e mediatico, affannata a creare dal nulla e distruggere quotidianamente i suoi divi di plastica, ma anche capace di mettere alla gogna i suoi eroi di carne, veri, come Marco Pantani da Cesenatico, lo scalatore che veniva dal mare.