Perché il silenzio non ha parole. Malghesi e pastori del Lagorai

Mostra

"Siamo di fronte a una fotografia "testimone del tempo", scovata con cura al di là di ogni contaminazione con il contemporaneo, che viene restituita a una dimensione quasi spirituale. Una fotografia che, apparentemente legata al presente, esprime l'idea del luogo, i fantasmi che lo animano, il sapore della sua storia. E questo sapore è dato da quei boschi, dai pascoli, dagli interni delle malghe e dagli intensi sguardi dei suoi occupanti; quel tutto che è stato tratteggiato con fatica e con sudore, disegnato con la zappa e con la falce, come su di una tela millenaria, da quegli artisti sconosciuti, da quegli artisti dalle mani callose che sono i laboriosi e silenziosi malghesi e pastori del Lagorai".
Giancarlo Torresani

Info
Apt Lagorai, Valsugana orientale e Tesino
Tel. 0461/593322 www.lagorai.tn.it - apt@lagorai.tn.it

Il volume "Perché il silenzio non ha parole" è edito da Curcu & Genovese

La presenza dei malghesi e dei pastori nel Lagorai, come nel resto dell'arco alpino, è discreta, ma non per questo meno tenace e coraggiosa. Obiettivo della mostra "Perché il silenzio non ha parole - Malghesi e pastori dei Lagorai", tratta dall'omonimo libro promosso dall'APT Lagorai ed edito da Curcu & Genovese, è dare voce proprio a questa silenziosa realtà, che si pone in posizione speculare rispetto al mondo frenetico, caotico e rumoroso che noi conosciamo, ribaltandone l'immagine come in una pellicola negativa pronta da stampare. Oggi che la comunicazione mediatica passa soprattutto attraverso l'immagine, la fotografia nuda e cruda, com'è soprattutto il bianco e il nero, priva della voce di cui è stata dotata dal cinema, costituisce uno strumento di comunicazione essenziale e immediato. In questo senso anche il reportage fotografico di Daniele Lira non ha parole, ma parla diffusamente dei malghesi e pastori del Lagorai, senza orpelli e guarnizioni. Racconta le loro storie, meglio di qualsiasi intervista, attraverso ritratti veri di gente autentica. La mostra e il volume sui malghesi e pastori del Lagorai, infatti, costituiscono una galleria di ritratti costellata dei preziosi cammei che la sensibilità di grandi autori ha incastonato su un racconto per immagini, gettando bagliori di luce, come fanno le pietre preziose, sui possibili significati dell'esistenza. Daniele Lira ha vissuto quest'esperienza come un'avventura, nata spontaneamente e sviluppatasi con naturalezza secondo un progetto svincolato da scadenze di tempo e da mire ambiziose. Avanti e indietro dalle malghe nei ritagli di tempo libero, lungo i sentieri che un tempo furono dei soldati, con alzatacce all'alba per poter riprendere il taglio della cagliata nella luce radente del mattino, che filtra dai fori-finestra e vibra sulle pareti affumicate del caselo. E se le malghe hanno solide fondamenta, le greggi viaggiano veloci con spostamenti imprevedibili. Bisogna sviluppare un po' del sesto senso dei pastori per scovarle ai limiti del bosco dove si acquattano per proteggersi dalla calura estiva o negli anfratti rocciosi oltre i pascoli, dove sono rimasti g1i ultimi ciuffi d'erba. Rincorrerle durante gli spostamenti in valle è poi una vera impresa, che ha luogo alle prime fioche luci del giorno o quando il sole è tramontato da ore, nei greti dei torrenti o lungo le rampe abbandonate a cui sono condannate da una severa normativa che ne esclude il transito attraverso i nuclei abitati. Mentre le mani sfogliano le pagine, dal libro fuoriesce il senso del vivere
la montagna e la natura: paesaggi incantevoli, ma anche scene domestiche intrise di dolcezza, rapidi movimenti catturati nello svolgimento dell'attività lavorativa e atmosfere gioviali che non contrastano affatto con la severità del carattere dei malghesi e pastori, temprati dalla durezza della vita. Nelle malghe del Lagorai Daniele Lira ha goduto della calda accoglienza che si sa conquistare chi è animato da un proposito sincero e mosso da una familiarità che deriva talvolta dal ricordo comune di persone care, solidi anelli di una catena di affetti, prerogativa delle comunità rurali di un tempo, quando ci si conosceva e sosteneva reciprocamente nei momenti di bisogno. Il mondo dei malghesi e pastori rappresenta ancora un modello di comunità rurale dove, accanto alle dinamiche interpersonali legate alla gestione commerciale dell'azienda, resistono la solidarietà e lo spirito di gruppo propri delle società che per lungo tempo hanno dovuto lottare per la sopravvivenza. La vita dei malghesi e dei pastori è ancora dura, condizionata fortemente dai fenomeni atmosferici quotidiani e stagionali, priva di comfort e dei servizi della città, penalizzata dall'applicazione di normative che non tengono conto delle esigenze di un territorio peculiare.
Continua su:


organizzazione: Croxarie - in collaborazione con Sistema Bibliotecario Intercomunale Lagorai, APT Lagorai, Valsugana orientale e Tesino