Philip Glass, Molissa Fenley e Giovanni Sollima. Dreaming Together

Musica

Effetto Glass
Concerti

Philip Glass
Molissa Fenley
Giovanni Sollima
Dreaming Together
prima assoluta

Provenance unknown (1989)
Molissa Fenley, coreografa e danzatrice
Philip Glass (metamorphosis), pianoforte
David Moodye, luci
Evan Ayotte, costumi
commissionato da the kitchen, ny e dance chance, ny
durata 30 minuti

The secret agent
Giovanni Sollima, violoncello
durata 4 minuti

The Orchard
Giovanni Sollima, violoncello
Philip Glass, pianoforte
durata 6 minuti

Concerto rotondo
Philip Glass, pianoforte
yafu i-ii-iii da i canti
durata 12 minuti
d. destroy da j. beuys song
durata 3 minuti
n. 2 da natural songbook
durata 3 minuti
n. 3 da natural songbook
durata 3 minuti

D-raga
Giovanni Sollima, violoncello
Philip Glass, pianoforte
durata 6 minuti

Dreaming Awake
Molissa Fenley, coreografa e danzatrice
Philip Glass, pianoforte
David Moodye, luci
Mark Zappone, costumi
commissionato da Peggy Baker Dance, Toronto e The Momenta Foundation, Ny
durata 17 minuti

“Molte delle mie coreografie, negli ultimi vent’anni, sono state ispirate dalla musica di Phil: confesso di essere una delle sue fan più affezionate! Ho ideato coreografie basandomi su una vasta serie di partiture, a partire da pietre miliari quali Music in Twelve Parts fino alle opere più recenti, come Dreaming Awake.
Ho iniziato ad ascoltare la musica di Phil durante le mie esercitazioni quotidiane e subito mi sono ritrovata ad inventare nuovi movimenti sulla scia di quelle note. In una prima fase, il mio lavoro è molto libero: i movimenti scaturiscono in modo del tutto spontaneo. Continuo ad immergermi nella musica, ricercando il leitmotiv emozionale della composizione, giocando con la struttura ritmica ed inseguendo gli attimi in cui la danza riesce a cogliere accenti particolari o ad anticipare le mosse della musica. Talvolta, lavoro con una videocamera sforzandomi di combinare le scene con la danza e di trovare i giusti movimenti. In un secondo momento, l’ambiente in cui si terrà lo spettacolo viene suddiviso in zone spaziali, e – quando si parla di concetti spaziali – lo scopo della danza appare evidente. Le frasi di danza vengono poi memorizzate ed eseguite in tempo reale. Una volta che gli aspetti spaziali, ritmici e dinamici sono definiti, il legame tra danza e musica è suggellato”.
Molissa Fenley

“Ho suonato con Philip una sola volta, qualche mese fa, in un piccolo centro della Sicilia, un luogo da film in bianco e nero, in bilico tra lo spaghetti western e la commedia all’italiana. Una situazione informale e un caldo infernale…
Arrivavamo da località diverse e da concerti individuali, portandoci dietro pochi grammi di musica per un programma di massima concordato via e-mail qualche giorno prima. La formula, dato il poco tempo a disposizione per le prove, era quella di un concerto in tre parti: due brevi soli (prima Phil e poi io) e un momento – conclusivo ma consistente – in duo, costituito da lavori di entrambi, originali o ripensati per questo organico.
L’idea ha funzionato… La formazione duo cello e piano non è certamente una novità… però diventa un’altra cosa se a costituirla sono due composer/performer o due compositori che amano “sporcarsi” le mani su uno strumento…
Ci siamo detti che, col tempo, avremmo provato a comprimere sempre di più le due parti “singole” del programma allo scopo di dialogare in duo per l’intera durata del concerto. Col tempo…
Philip l’ho incontrato a metà degli anni Novanta (più o meno durante il periodo della sua trilogia su Cocteau). Poi, tra il 1997 e il 1998, ho vissuto a New York dove, tra le tante cose (ho anche fondato la mia Band), ho inciso Aquilarco (prodotto da lui per la Point Music).
Voglio dire pochissimo su affinità o concetti estetici o altro ancora, oggetto di conversazione o di scambio di idee con Phil: credo e spero si possa avvertire qualcosa sentendoci. Le esperienze e le ricerche (limitate e poco più che “regionali” se non provinciali le mie…), seppur condotte secondo modalità, tempi, periodi e luoghi diversi, si somigliano. E poi, una lieve forma di idiosincrasia nei confronti di certa musica accademica, il forte ascendente che esercita buona parte di ciò che gravita fuori dal mondo occidentale (mi mantengo sul generico), e una grande curiosità (anche selettiva, in certi casi…) nei confronti di qualsiasi fenomeno sonoro.
Mi piace accostare tre o quattro brani miei ai lavori per piano solo di Glass: un movimento da Concerto rotondo – nato da un lavoro di un’ora del 1998 intitolato I Canti e ispirato a rituali sacri e profani, metropolitani e rurali di area mediterranea -, un movimento da J. Beuys Song – lavoro commissionato dalla Biennale di Venezia nel 2001 e composto per una coreografia di Carolyn Carlson, ispirato ad uno scritto di Joseph Beuys in cui l’autore riscopre il miracolo della vita e della riproduzione e protesta contro l’indifferenza dell’uomo, una sorta di ode alla natura: l’aria, gli alberi, la terra –, forse qualcosa dal recentissimo Natural Songbook (2006) – costruito su semplici elementi naturali del suono, dell’armonia, privo di contrazioni muscolari o addirittura tonalità minori – e D-Raga, per violoncello e pianoforte, dedicato a Philip Glass e costruito in modo circolare e centrifugo attorno a una sola idea/perno.
Tornando al compositore che “si sporca le mani”, mi piace l’idea e – almeno per quanto mi riguarda – mi è di aiuto, lo trovo un modo di pensare e di procedere molto artigianale fin dall’inizio dell’atto compositivo (compongo al violoncello anche se scrivo per pianoforte), in cui le note, dalla testa, sostano sullo strumento per fissarsi, infine, sul pentagramma. Lo stesso strumento rappresenta – sempre per me, ovviamente – un test e, allo stesso tempo, una sorta di immediata “traduzione fisica” e antidoto a complicazioni cerebrali…
Mi piace suonare con Philip che è un compositore che suona”.
Giovanni Sollima


organizzazione: P.A.T. Assessorato alla Cultura - Comune di Rovereto Assessorato alla Cultura - Mart - Associazione Incontri Internazionali di Rovereto - Dissonanze Armoniche - Nuovo Cineforum di Rovereto