Philip Glass e Philip Glass Ensemble. Music in Twelve Parts

Musica

Effetto Glass
Concerti

Philip Glass, Philip Glass Ensemble
Music in Twelve Parts
prima nazionale

musiche eseguite da Philip Glass e Philip Glass Ensemble diretto da Michael Riesman
Philip Glass (tastiere), Jon Gibson (fiati), Richard Peck (fiati), Andrew Sterman (fiati), Lisa Bielawa (tastiere voce),
Michael Riesman (tastiere, musical director), Mick Rossi (tastiere, percussioni), Dan Dryden (live sound mix),
Stephen Erb (sound engineer)
Kurt Munkacsi (sound designer)
Michael Riesman (music director)
Production Management Pomegranate Arts
Producer Linda Brumbach
durata del concerto 180 minuti conintervali

Music in Twelve Parts è uno dei pilastri della minimal music e di tutta la musica contemporanea. Punto di arrivo di un lungo e complesso iter creativo, questa composizione è la summa dei concetti denominati processo additivo e struttura ciclica, esplorati da Glass a partire dalla metà degli anni Sessanta e portati, appunto, a pieno compimento con Music in Twelve Parts. Di questa monumentale pagina musicale esistono due documentazioni discografiche, sempre con il Philip Glass Ensemble: la prima è stata realizzata tra il 1975 e il 1987, mentre la seconda è stata registrata tra marzo e giugno del 1993, presso gli studi dello stesso compositore.

“A partire dal 1965, il mio chiodo fisso era stato quello di creare strutture ritmiche dalle quali nascesse spontaneamente la forma generale dell’opera. Tutto era cominciato con il Play di Samuel Beckett, ma il mio interesse per questa tecnica era stato stimolato già prima dal mio incontro con Ravi Shankar e Alla Rakha, e la musica del mio gruppo rifletté fino alla fine degli anni Sessanta la mia preoccupazione di sviluppare tecniche che espandessero un motivo ritmico dentro la struttura generale. Nel 1970 ero finalmente pronto a conglobare le mie riflessioni degli ultimi cinque anni in una grande opera. Music in Twelve Parts doveva diventare una specie di catalogo delle idee sulla struttura ritmica. Ogni parte compendiava una serie di queste tecniche (la struttura ciclica, additiva, ripetitiva), così che, ultimata la Parte 10, era praticamente finita anche l’opera di catalogazione. La Parte 11 è stata allora incentrata sugli elementi di raccordo tra le varie parti, che all’ascoltatore apparivano come modulazioni. Tema della Parte 12 fu infine la cadenza, cioè il normale fraseggio di chiusura cui siamo abituati nella musica occidentale: un giusto finale per un pezzo di così ampio respiro (ogni Parte durava circa venti minuti, così che l’intera composizione, intervalli compresi, era di cinque ore e mezza).
Modulazione e cadenza, combinate con le precedenti tecniche della struttura ritmica, costituirono la base della mia successiva composizione per l’Ensemble – Another Look at Harmony, Parts 1 and 2 – che poi diventò l’inizio di Einstein On The Beach”.
Philip Glass (da La Mia Musica, Edizioni Socrates)


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