Pino Castagna. Concrete Utopie

Mostra d'arte

Macrosculture, ceramiche, vetri e disegni

La mostra dedicata a Pino Castagna costituisce un importante traguardo nell’itinerario che il Castello di Pergine sta compiendo da alcuni anni, nel variegato panorama della scultura italiana contemporanea. Come con gli altri protagonisti delle esposizioni del castello (Mauro Staccioli, Francesco Somaini, Giorgio Celiberti, Riccardo Licata) il lavoro non è stato facile: sono artisti, questi, che hanno capito la necessità del ritorno alla "costruzione", che si sono interrogati sulla possibilità di lasciare segnali visibili e nobili del presente, coloro che osano "pensare in grande", gli artisti delle concrete utopie.
Pino Castagna affascina per la costante tensione morale, l’inesausto impegno nel perseguire un progetto generale di ricerca che si dirama in mille rivoli incanalati nelle sperimentazioni dei diversi materiali, come in una sorta di delta fluviale dell’ingegno, per poi sfociare simultaneamente nella scoperta di nuove e ardite forme, colte irrepetibilmente all’apice della valenza estetica e dell’evocazione immaginifica. È "uno dei non molti artisti di questi anni di questi anni che possa darci della vera scultura en plein air, capace di reggere un ambiente, di creare nuovi rapporti spaziali, una più vibrata tensione, una rinnovata vitalità, anche collocata in siti, piazze e tra architetture, che la storia ha così prepotentemente determinati e si direbbe conclusi, come sono gli ambienti e gli spazi della città italiana" (R. Zorzi, 1980).
"Forse ciò che più colpisce nel lavoro di Castagna è una specie di intellettiva avidità nei confronti dei materiali usati - dai legni rai, ai più vari materiali e pietre alle ceramiche.." (A. Zanzotto, 1983). La materia, legno africano, cemento, marmo, pietra, metallo concorrono nel lavoro dell’artista nella progettualità stessa dell’oggetto plastico dal suo primo configurarsi, sono lo strumento significativamente concretante l’intenzionalità costruttiva progettuale. Ecco perché il gigantesco nelle sculture di Castagna lo si scopre in breve come una naturale e intimamente motivata dimensione, e non potrebbe avvenire una riduzione, un rimpicciolimento, senza che la progettazione stessa non debba rimettere in questione tutte le sue componenti (E. Crispolti, 1985).
Fin dai primi anni ’80 nel maestro scatta la molla dell’utopia, che metterà in moto una produzione di opere di gran mole che non trova paragoni nei contemporanei. Già con le imponenti "Vele" in ghisa (collocate sull’ultimo tornante che sale alla porta turrita di Castel Pergine) Castagna sfida la forza di gravità trasformando tonnellate di materia inerte in fogli di miracolosa levità. Ma è con la lunghissima e tuttora vigente sequenza dei "Muri" che l’artista porta il suo primo importante mattone di novità al grande edificio della storia dell’arte, ed un "Muro" dell’artista è stato smontato e riedificato nella radura del Pian della Panizza. E sulla sommità del costone che domina il percorso pedonale all’interno delle mura di Castel Pergine è stata collocata una delle tre versioni della colossale archiscultura della "Foresta di Birnam", la seconda pietra miliare lasciata dal maestro sulla strada della macroscultura, una cosa impossibile, tramutata in dato tangibile.
Impressionante, è la sensazione che coglie chiunque avvicini le opere di Castagna, poiché vi si avverte la possanza di un universo in sé concluso. E ciò accade in ogni settore: dai titanici legni ai bronzi, dalle geniali ceramiche ai poetici vetri. Dal più piccolo "Cilindro in fiore", teneramente aperto nella porcellana cotta a gran fuoco, alla "Tettonica", mastodonte che erompe dalla terra con tellurico dinamismo, le opere di Pino Castagna dimostrano l’autentica vocazione di un uomo che non insegue il consenso, ma obbedisce esclusivamente al proprio destino d’artista, misurandosi con l’impossibile.

Dal Catalogo della mostra, di Franco Battacchi


organizzazione: Comune di Pergine - Castello di Pergine - patrocinio di MART