Possesso

Il "possesso" del titolo è la "roba" in senso verghiano: ciò che ci appartiene, che ci siamo conquistati con fatica e che è ormai parte di noi. Rochelle ha deciso di liberarsi della sua "roba" e rinchiudersi in un ospizio. In una tomba. La morte del marito e il senso di colpa per essere lei stata debole e pigra nell'accudirlo sono cause scantenanti di una "mania compulsiva" che la spinge a distribuire le sue cose a parenti e conoscentirestii ad accettare questa serie infinita di cianfrusaglie e roba vecchia che lei, insonne, ansiosa e logorroica, propone senza posa.
In primis al figlio maschio quarantenne che assiste con rancore alla santificazione di suo padre morto e somatizza la propria tendenza a identificarsi, auto infliggendosi una febbre intermittente e stati depressivi alternati a improvvise esplosioni di isteria. Ma anche gli altri componenti della famiglia (la figlia, la nuora, il genero, la zia) sono un piccolo campionario di nevrosi e problematiche familiari che mal sopporta l'insistenza travolgente della anziana "mater mediterranea". Da tutto ciò la meravigliosa arte di Yehoshua scatena effetti comici dirompenti che stemperano la severità delle tematiche affrontate, scarnifica i sentimenti col bisturi dell'ironia, tesse sorridendo la sua storia tra gli infiniti legami che insegue con pietà, leggerezza, umanità.
Toni Bertorelli