Potere e potenza del cinema. Sul cinema di Marco Bellocchio
Futuro Presente
Seminario a cura della rivista Fata Morgana >>
con ROBERTO DE GAETANO, ALESSIA CERVINI, DANIELE DOTTORINI e BRUNO ROBERTI
Il concetto di potenza riassume, a partire da Aristotele e dalla sua celebre definizione nella Metafisica, la dinamica dell'essere nel pensiero occidentale. Nel corso della modernità e del pensiero contemporaneo, il concetto è stato rivisto, offrendo poi lo spunto ad una serie di riflessioni che mettono in gioco soprattutto nel Novecento la linea di biforcazione tra potenza e potere, tra politica ed estetica. Dalla centralità della potentia nel pensiero di Spinoza alle forme di mediazione del potere rappresentate, ad esempio, nel pensiero di Hegel; dalla dinamica trasgressiva della Volontà di Potenza nietzschiana fino all'ambivalenza del termine tedesco Gewalt, al tempo stesso potere, legge, potenza e violenza (come sottolinea Benjamin nel suo famoso saggio Per la critica della violenza). Il cinema, nel corso del Novecento, ha visto in vario modo intrecciarsi il potere delle immagini con le immagini del potere: l'esperienza dei totalitarismi è stata possibile anche a partire dalle immagini che sono sorte in vario modo all'interno o all'esterno delle strutture totalitarie. Ma è tra le immagini della potenza (della vita, del desiderio ecc.), intrecciate ma irriducibili al potere, che il cinema rivela la sua capacità di porsi come zona di resistenza al potere stesso. Sono le immagini della potenza, delle capacità generative ad essa connesse, ad affermarsi contro il potere e le sue forme. Marco Bellocchio è stato uno dei grandi nomi del 900 che ha saputo comporre e contrapporre figure della potenza a immagini del potere: potere della famiglia (I pugni in tasca), psichiatrico (Matti da slegare), militare (Marcia trionfale), fino all'ultimo Vincere, dove la contrapposizione fra il potere maschile e la potenza femminile è il centro di tutto il film.
organizzazione: Associazione Incontri Internazionali di Rovereto