Pro Patria

Teatro

Stagione di prosa di Rovereto 2012/2013

Pro Patria
di e con Ascanio Celestini

“Chi ruba una mela finisce in galera anche se molti pensano che rubare una mela è un reato da poco. E chi ruba due mele? Chi ne ruba cento? Quando il furto della mela diventa un reato? C’è un limite? C’entra con la qualità della mela? La legge è uguale per tutti e i giudici non si mettono a contare le mele». Sono le parole di un detenuto che sta scrivendo un discorso nel quale cerca di rimettere insieme i pezzi della propria storia, ma anche di una formazione politica avvenuta in cella attraverso i tre libri che l’istituzione carceraria gli permette di consultare. Chiede aiuto a Mazzini, un Mazzini silenzioso e sconfitto… Celestini ricuce i fili della storia del nostro paese, ritrovando quella scintilla intellettuale e politica che ha coinvolto uomini e donne unendoli in un grande ideale: fare l’Italia. Con Pro Patria Celestini festeggia, a suo modo, l’unità d’Italia partendo dalla Repubblica Romana con precisi riferimenti a Garibaldi, Mameli, Pisacane, Saffi, lo stesso Mazzini tanti altri…
Un monologo di 100’ tra il “detenuto” Ascanio Celestini e Giuseppe Mazzini (interlocutore invisibile) svela molte falsità della storiografia ufficiale e si sofferma su quello che definisce i tre Risorgimenti (rivoluzioni), la Repubblica Romana del 1849 (che voleva governare “senza prigioni, senza processi”), la resistenza antifascista e il terrorismo degli anni ’70. Tentativi tutti abortiti. Tre “rivoluzioni” dice Celestini, fatte dai figli e tradite dai padri.
Oltre a rivolgere le sue considerazioni Mazzini, il carcerato Celestini, costretto in una cella di due metri per due, essere senza identità, prepara la sua memoria difensiva in vista del processo che lo vedrà imputato di terrorismo e denuncia l’ingiustizia della giustizia oggi come ieri. Celestini dunque allarga lo spazio temporale saltando continuamente dall’Italia di ieri a quella di oggi, Paese, dice Celestini, nato nelle carceri “…e da un carcere con la porta chiusa si esce solo abbracciando la “controvertigine”, quella spinta inconscia che fa desiderare di lanciarsi nel vuoto, poiché quando “la porta della storia” si chiude “non si può che uscire dalla finestra”.
Fra i personaggi del racconto compare un secondino - detto Intoccabile - e un immigrato africano scappato dal proprio Paese in cui si sentiva imprigionato, per giungere in Italia e finire in carcere per davvero. E l’insostenibile situazione delle carceri in Italia viene da Celestini analizzata nelle sue varie componenti: il sovraffollamento (144 detenuti ogni 100 posti), la composizione antropologica (il 70% sono tossicodipendenti e immigrati), il merito (la metà dei detenuti sono in carcerazione preventiva). La soluzione afferma “non sta nel costruire altre galere, piuttosto nel capire chi ci sta dentro”..


organizzazione: Comune di Rovereto Assessorato alla Contemporaneità