Rafael Pareja. Pure white sky
L'universo poetico di Rafael Pareja (Trento, 1972; vive a Roma) è dominato da sogni e visioni. La sua è una ricerca continua e indefessa nei labirinti della natura umana, negli interstizi tra la superficie e le profondità nascoste, tra i fantasmi dell'inconscio, dove mille metafore si intrecciano senza mai cristallizzarsi nell'univocità del simbolo.
L'artista trentino, romano d'adozione, torna nel suo territorio d'origine con una mostra complessa e affascinante, composta da quadri digitali, fotografie e lavori ad inchiostro e punta d'argento su carta. Le opere di Pure White Sky, pur nella diversità di stile e mezzi utilizzati, costituiscono un corpus unico e inscindibile. Un racconto evocativo e allegorico, costruito per frammenti e mai definitivo, un viaggio negli abissi della psicologia e dei sentimenti. La storia della una discesa di un uomo nel profondo delle proprie paure. Un viaggio che inizia in un bosco, di notte, con una casa in fiamme, e si snoda tra bianchissime distese di neve, corridoi d'ospedale e minacciosi bunker.
La scelta, maturata già dalla seconda metà degli anni Novanta, di utilizzare il computer come strumento privilegiato per la costruzione dell'immagine, non ha mai allontanato l'artista dalla propria anima pittorica, come dimostra questo ultimo progetto. Sin dalle prime opere (che prevedevano l'uso simultaneo di fotografie, disegni e interventi digitali), Rafael Pareja dimostra di saper piegare l'elaboratore alle proprie esigenze coloristiche e disegnative, sfruttando il distacco -fisico e mentale- che lo strumento tecnologico inevitabilmente introduce tra l'artista e l'opera. Un distacco che diventa un vero e proprio spazio per la riflessione; un tempo che fa da filtro e distilla in immagini lucide e potenti il magma irrazionale che domina l'anima umana e l'esperienza interiore del mondo. Le suggestioni letterarie e cinematografiche (David Lynch e Friederich Dürrenmatt, solo per citarne alcuni), sempre presenti nel lavoro dell'artista, vengono rielaborate attraverso un percorso di interiorizzazione e reinterpretazione che non è mai didascalico, ma che va ad arricchire una visione del mondo stratificata e vitale, a tratti cupa ma sempre illuminata da una fede: quella nella possibilità della rinascita.
Il bianco del cielo (Pure White Sky, recita il titolo della mostra) non è mai completamente puro, la neve viene sempre sporcata dalle impronte e dalla pioggia, nell'acqua galleggiano terra e foglie. L'aspirazione alla purezza diventa il simbolo di una tensione universale, quella verso una perfezione irraggiungibile, verso una razionalità cristallina e risolutrice, che risponda agli eterni misteri dell'esistenza. Una ricerca intrinsecamente impossibile e per questo, sempre, necessaria.