Respiro

Cinema

Italia, 2002
Genere: Drammatico
Durata: 90'
Regia: Emanuele Crialese
Cast: Valeria Golino, Vincenzo Amato, Francesco Casisa

Lampedusa, un'isola di pescatori al largo della Sicilia. Bande di ragazzini si battono sulle scogliere, gli uomini vanno in mare e le donne lavorano al magazzino del pesce. Il sabato sera si ritrovano tutti ben vestiti in Via Roma.
La vita nel villaggio è immutabile: rassicurante e opprimente, affascinante e crudele. Grazia è la giovane madre di un'adolescente e di due ragazzi. Personalità bizzarra e affettuosa, canta le canzoni di Patty Pravo e cerca di rendere felici quelli che ama: suo marito, i suoi figli e i suoi cani. Ma il villaggio non sopporta la sua spensieratezza e la sua libertà. Pietro, suo marito, subisce la pressione della comunità e decide di mandarla a Milano. Grazia vuole scappare. E' Pasquale, suo figlio di 13 anni, che, solo contro tutti, troverà il modo di proteggerla...

di Mario Sesti
Il mare nel cinema è quasi sempre inquadrato frontalmente, come in una cartolina. Fa così Truffuat, fa così Ferreri: una distesa a perdita d'occhio che suggerisce così spontaneamente l'idea che si possa guardare davanti stupiti che esista qualcosa di così esteso e pieno di riflessi di luce, così incomprensibile e maestoso, che è difficile non pensare che anche ciò che si ha davanti, la vita, non possa promettere qualcosa di altrettanto eccitante, imprevedibile e sconosciuto.
Emanuele Crialese, che si è laureato in cinema nel Village, a New York, alla Tisch University e che si è messo in luce prima con un cortometraggio che ha catturato l'attenzione di qualche importante regista americano, e poi con un film,We were strangers, selezionato dal Sundance Film Festival di Robert Redford, rovescia con sicurezza istintiva e oscura determinazione questa convenzione visiva.
Nel suo film, Respiro, presentato a Cannes nella sezione della Semaine della Critique, il mare è perlopiù inquadrato da altezze vertiginose o abissi profondi. Da altissime rocce a strapiombo, o da fondali remoti.
E' il mare immenso, blu profondo e smeraldo che circonda Lampedusa. In un'Italia che fa ancora sognare adolescenti e giovani spose con i 45 giri che strillano nei mangiadischi, Valeria Golino è una delle seconde ed ha fama, nell'isola, di essere un po' pazzerella. Fa il bagno nuda, guida la lambretta, tratta il marito pescatore e i suoi amici alla pari. Ci vuole molto meno per scandalizzare quell'isola e quell'Italia. Lo sanno i compaesani che la disprezzano, lo sa il marito che ne è tanto innamorato quanto imbarazzato, lo sanno i figli, due scugnizzi che partecipano senza risparmiarsi alle lotte tra bande degli adolescenti locali. Le quali si affrontano come insetti, spalmandosi gli uni sugli altri, masse di corpi che mimano insieme qualcosa di altrettanto vicino all'eros che alla tortura. Quando Grazia (la Golino), decide di scappare e di mettere di mezzo tra sé e il resto del mondo una grotta e una baia (con la complicità di uno dei suoi figli), iniziano le battute di caccia. Sembra scomparsa come una creatura mitologica più che essere stata vittima di un incidente in acqua.
Ambientato nel meridione come su un pezzo di un continente esotico e primordiale, battuto da una pulsazione animale e da vibrazioni di fisicità febbrile, Respiro possiede una impressionante sequenza allegorica in cui tutti i maschi adulti del paese uccidono dai tetti un'orda di randagi bastardi che Grazia ha liberato per i vicoli mandando fuori di testa l'intera comunità. In realtà, dopo metà, coraggiosamente sembra diventare, con sorpresa, un altro film. Non quello che racconta della inevitabile repressione di chi ha troppa vita, ma quello di chi, senza questa vita, non sa più vivere (il marito) e brancola in una disperazione lacerante e sorda...
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