Rigoletto

Musica lirica

Stagione Teatrale di Mezzolombardo 2005/2006

Produzione del Coordinamento Teatrale Trentino
Rigoletto
di Giuseppe Verdi
regia di Cristina Pietrantonio
melodramma in tre atti - libretto di Francesco Maria Piave
produzione in collaborazione con l’Associazione Culturale Mano d’Opera, Trento Spettacoli, Opera Stage
Personaggi
Il Duca di Mantova MATTEO BARCA
Rigoletto, buffone di corte STEFANO ANSELMI
Gilda, sua figlia SABRINA MODENA
La contessa di Ceprano BARBARA BALDUZZI
Sparafucile, sicario VICTOR GARCIA SIERRA
Maddalena, sua sorella OKSANA LAZAREVA
Matteo Borsa, cortigiano SILVANO CEOLIN
Narratore Mariano De Tassis
Alcuni cortigiani Todo Tango, Trento
Direttore EDDI DE NADAI
Regia CRISTINA PIETRANTONIO
Scene e luci MARIANO DE TASSIS
Costumi CHIARA DEFANT
Piccola Orchestra del Teatro dell’Opera di Kharkov
Testi a cura di Cristina Pietrantonio (da “Le roi s’amuse” di Victor Hugo)

Gli ingredienti principali di “Rigoletto” (potere, sesso, denaro, vendetta) potrebbero essere quelli di un thriller cinematografico. E cinematografici sono l’incalzare dell’azione, la durezza spietata della narrazione.
“Le roi s’amuse”, il dramma di Victor Hugo che ispirò il libretto, fu censuratissimo, come censuratissima fu l'opera di Verdi, per ragioni di ordine morale, prima che politico.
Il dramma ci restituisce l’immagine vivida di un luogo dove il potere, il denaro, l'apparire rappresentano ciò che è importante; un luogo dove i cortigiani sono disposti a tutto pur di compiacere il Duca. Suo malgrado, a contatto con questo mondo che pure odia, Rigoletto ha finito per assumerne i costumi: la violenza, ipocritamente celata, che costituisce l'energia motrice della corte a poco a poco penetra in lui come un cancro. È Rigoletto stesso ad innescare la spirale di violenza che porterà alla morte della figlia.
Gilda è stata forzatamente tenuta “fuori dal mondo”, per rappresentare una fonte purissima, cui il buffone di corte possa quotidianamente abbeverarsi e credersi migliore. Quando, per l’atroce scherzo dei cortigiani, Gilda viene “contaminata”, è come se agli occhi del padre perdesse il suo valore. Solo quando la terrà morente tra le braccia, Rigoletto si scoprirà, per la prima volta, autenticamente padre

Per sua natura “linguaggio multimediale”, l’opera lirica, mentre rappresenta uno dei più ampi patrimoni culturali costituitosi nei quattro ultimi secoli della civiltà europea ed italiana in particolare, resta uno dei repertori meno presenti sia nelle pratiche formative della nostra scuola dell’obbligo, che nella frequentazione del pubblico. Ne deriva un’oggettiva difficoltà, dovuta alla mancanza di strumenti, nel decifrare un linguaggio tanto denso e complesso.

La ricerca del progetto “Il Piacere dell’Opera”, avviato tre anni fa dal Coordinamento Teatrale Trentino, all’interno del quale si inserisce la proposta di Rigoletto, mira alla creazione di spettacoli di alta qualità artistica che, “smontando” e rielaborando l’opera lirica, la rendano da una parte maggiormente accessibile ad un pubblico più giovane e vasto di quello abituale e dall’altra possano circuitare anche in piccole comunità, non dotate degli spazi e dei budget che la messa in scena di un’opera tradizionale impone.

La scelta della celebre opera verdiana è scaturita dalla ricerca di un titolo del grande repertorio, caratterizzato da tematiche “forti” che, fondandosi su un antecedente letterario di notevole livello, come Le roi s’amuse di Victor Hugo, consentisse di creare un ibrido tra musica, danza e teatro.
Il cortigiano Marullo sarà interpretato da un attore (Mariano de Tassis): sarà la sua voce a tessere il racconto, raccordando come in un flash back gli episodi musicali selezionati, a partire da un immaginato processo per alto tradimento di Rigoletto.
Gli ingredienti principali di quest’opera (potere, sesso, denaro, vendetta) potrebbero essere quelli di un thriller cinematografico. E cinematografici sono l’incalzare dell’azione, la durezza spietata della narrazione.
Le roi s’amuse, il dramma di Victor Hugo che ispirò il libretto, fu censuratissimo, come censuratissima fu l'opera di Verdi, per ragioni di ordine morale, prima che politico. La storia era considerata “d’una ributtante immoralità e oscena trivialità”.
Il dramma ci restituisce l’immagine vivida di un luogo dove il potere, il denaro, l'apparire rappresentano ciò che è importante; un luogo dove i cortigiani sono disposti a tutto pur di compiacere il Duca. Suo malgrado, a contatto con questo mondo che pure odia, Rigoletto ha finito per assumerne i costumi: la violenza, ipocritamente celata, che costituisce l'energia motrice della corte a poco a poco penetra in lui come un cancro. E' Rigoletto stesso ad innescare la spirale di violenza che porterà alla morte della figlia.
Gilda è stata forzatamente tenuta “fuori dal mondo”, per rappresentare una fonte purissima, cui il buffone di corte possa quotidianamente abbeverarsi: quando, per l’atroce scherzo dei cortigiani, viene “contaminata” è come se agli occhi del padre Gilda perdesse il suo valore. Solo quando la terrà morente tra le braccia, Rigoletto si scoprirà, per la prima volta, autenticamente padre.


organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comune di Mezzolombardo - Circolo Culturale '78