Rivive l'antico Molino Ruatti

Convegno

VI Settimana per la Cultura

Alberto Dalpiaz, Umberto Raffaelli
Rivive l’antico Molino Ruatti

La presentazione del progetto di restauro dell’antico molino di Pracorno di Rabbi, teso a recuperare la memoria di un’attività che svolgeva un ruolo molto importante fra le popolazioni di montagna, costituisce l’occasione per conoscere questa storica presenza nel contesto del più ampio panorama dell’attività molitoria esistente nel territorio trentino nei secoli scorsi.

Il Molino Ruatti, dal nome della famiglia che lo acquistò nel 1878, si trova a Pracorno, in Valle di Rabbi. L'edificio è in parte destinato all'attività molitoria, in parte a residenza e costituisce un esempio di "archeologia industriale", con spiccati caratteri di interesse storico e architettonico, che ne hanno motivato il vincolo di tutela imposto nel 1992, nonché demo-antropologico e tecnologico, come individuato dal nuovo Codice dei Beni culturali. Il bene appartiene ad un tipo diffuso in valle, con abitazione a pianta grosso modo compatta che presenta un recupero del repertorio costruttivo e formale rurale, adeguato agli usi produttivi. La facciata è aggraziata da un dipinto murale datato 1830, raffigurante la B.Vergine di Caravaggio con S. Caterina rappresentata tradizionalmente con la palma e la ruota dentata del martirio. Sotto la nicchia dipinta è presente un'iscrizione che invita il passeggero, trovandosi il mulino a fianco della strada di fondovalle, a salutare la miracolosa immagine. L'edificio conserva l'originaria macchina idraulica con canali e ruota lignea esterna, con meccanismi di trasmissione e di macinazione e lavorazione delle granaglie.
L'intervento di restauro e recupero prevede in linea di massima quattro distinti ambiti operativi:
• il restauro e ripristino funzionale dei macchinari con parziale rifacimento e sistemazione del sistema di adduzione idraulica e di scarico;
• il restauro dell'abitazione con recupero dei locali residenziali e di servizio ai fini di visita e museali, con opere di consolidamento statico, restauro degli apparati pavimentali, delle superfici intonacate e delle stubi, ricollocazione degli arredi per configurare un percorso di visita ai locali così come erano nel momento del loro uso originario, secondo un itinerario etnografico da un lato pregno di informazioni didattiche, dall' altro suggestivo ed evocativo, adeguamento normativo ed impiantistico per la messa in sicurezza del percorso, recupero di due locali non particolarmente caratterizzati per la collocazione delle strutture logistiche, ed in particolare di un ufficio di informazioni;
• recupero del piano sottotetto, già destinato a fienile e con accesso sia interno che dall'esterno, che verrà mantenuto integralmente nell'attuale configurazione, in quanto tipica e rappresentativa di un uso promiscuo e rurale, e destinato a sala congressi e per uso espositivo;
• il recupero del masetto a valle della strada e della sua area esterna per la realizzazione di un parcheggio per i visitatori.
Il progetto definitivo delle opere è stato autorizzato nel dicembre 2001, il progettista incaricato architetto Alberto Dalpiaz, in collaborazione con i funzionari della Soprintendenza per i Beni architettonici (l' architetto Martino Franceschini, prematuramente scomparso, ora sostituito dall'architetto Alessandra Agrimi) ha predisposto il progetto esecutivo; le opere - che ammontano a oltre un milione di euro, oneri fiscali e spese in diretta amministrazione comprese - sono già state appaltate e entro autunno è prevista la consegna lavori.


organizzazione: P.A.T. Soprintendenza per i Beni Architettonici