Roman e il suo cucciolo

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2011/2012
La Grande Prosa

Società Per Attori - Teatro Stabile Del Veneto Tsa Teatro Stabile D’abruzzo
Patrocinio di Amnesty International
Roman e il suo cucciolo
di Reinaldo Povod
traduzione e adattamento Edoardo Erba
regia Alessandro Gassman
scene Gianluca Amodio
costumi Helga H. Williams
light design Marco Palmieri
videografia Marco Schiavoni
con Alessandro Gassman
e con Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Giovanni Anzaldo, Matteo Taranto, Natalia Lungu, Andrea Paolotti

Gassman figlio, strepitoso padre in un testo forte e attuale

Fu Robert De Niro negli anni Ottanta a interpretare per la prima volta Cuba and His Teddy Bear sul palcoscenico di un teatro “off” di New York, ottenendo un successo clamoroso. Dopo La forza dell’abitudine di Thomas Bernhard e La parola ai giurati di Reginald Rose, presentato nelle stagioni passate a Bolzano, Alessandro Gassman dirige e interpreta un altro testo contemporaneo, scritto dall’autore di origine cubana Reinaldo Povod. “Cuba and His Teddy Bear è un testo che mi ha coinvolto fin dalla prima lettura per l’umanità dei suoi personaggi, per uno stile di scrittura tagliente, crudo, profondo, che mai indulge al sentimentalismo. Assieme a Edoardo Erba, traduttore e adattatore del testo, abbiamo deciso di spostare la vicenda in una periferia urbana del nostro paese, all’interno di una comunità rumena, dove confluiscono personaggi di altra radice etnica”. Roman e il suo cucciolo è il titolo scelto da Gassman per la nuova versione del testo, che non tradisce l’originale americano facendo coesistere personaggi di diverse razze, culture, religioni. È un dramma familiare e al tempo stesso sociale, un attualissimo sguardo sul presente che è anche un preciso richiamo a uno dei fenomeni che negli ultimi tempi più ci coinvolgono: la presenza degli immigrati nella nostra vita, che ha cambiato la fisionomia delle nostre città e il tessuto delle nostre relazioni. La prorompente forza dello spettacolo, che ha ottenuto unanime consenso di pubblico e critica, si basa sul rapporto irrisolto fra un padre semianalfabeta, spacciatore di droga, nevrotico, continuamente in bilico tra momenti di dolcezza a esplosioni di rabbia, e un adolescente alla ricerca di un’emancipazione che nasconde al padre le sue illusorie prospettive di vita e la sua progressiva dipendenza dall’eroina. Un maldestro socio in affari del padre, un intellettuale tossicodipendente, un altro spacciatore e la sua giovane prostituta, sono gli altri tragicomici personaggi che ruotano attorno a questa storia di ordinaria emarginazione e di degrado. Parlano un italiano storpiato dalla forte cadenza dell’est, quasi una lingua nuova, i protagonisti di questa tormentata vicenda di incomprensione e disagio familiare. Una delle sfide più difficili del terzo millennio, sembra suggerirci lo spettacolo, è quella di imparare a vivere in una società unita nella pluralità, ponendo come base quanto ci è comune: la nostra umanità.