Scala 1:18
Parallel Events to Manifesta7
performance
A cura di Roberto Pinto
Artista: Marco Dalbosco
progetto di Marco Dalbosco
assistenza coreografica Gloria Potrich
con Marianna Andrigo, Elisa Cappelletti, Giulia Comper, Gloria Potrich, Marisa Spagnolli
SCALA 1:18 è una sintesi artistica di una esperienza di vita: lambiente lavorativo modifica il suo significato. Esso è cambiato attraverso il lavoro dellarte e diventa lespressione di un punto di vista interiore.
Dal grigiore del sistema della fabbrica, scaturisce la positività di un messaggio umano
una performance con alcune ragazze, tutte rigorosamente vestite e pettinate in modo uguale, che ripetono, in una modularità continua e potenzialmente infinita, gli stessi gesti, gli stessi passi, le stesse sequenze. Un ciclo che le costringe a stare in continuo movimento ma anche, alla fine di ogni serie, a ritornare sempre al punto di partenza.
Loperazione ha un aspetto in parte liberatorio, di riscatto creativo dellalienazione del lavoro, ma allo stesso tempo pone il problema di quanto anche dietro il mito della creatività si celi un meccanismo alienante schematico e ripetitivo. Il loop continuo dei movimenti delle danzatrici diventa, quindi, metafora anche dei nostri movimenti e dei nostri meccanismi di pensiero che, se allapparenza possono sembrare liberi e giocosi, nella sostanza, molto spesso, sono costruiti (analogamente agli altri prodotti commerciali) sotto forma di preconfezionati contenitori di svago, di fantasia e di inventiva.
Roberto Pinto
Allinterno di una fabbrica non-più-fabbrica, un ambiente che non mantiene i rumori, che non produce più la pesantezza delle cose; uno spazio spurio dalle falcate delle macchine e dai tagli affilati degli orari di lavoro, la catarsi dello spettatore, messo di fronte ad un diverso spettacolo delle merci, deve avvenire sotto mentite spoglie. Il percorso produttivo, infatti, deve confondersi lentamente con unimpercettibile viaggio di formazione del sè, spinto attraverso una lunga marcia che racconti lessenza di ogni uomo, o donna, nati per il solo fatto di vivere nel possedimento di un corpo. Un contenitore posto al di là della materia ricreata che intercetta la scia esistenziale del corpo danzatore.
Non a caso, infatti, per tradurre e controbattere il concetto di macchina e di movimento annichilente delle cose, Dalbosco mette in atto il rigore scenico del balletto. In SCALA 1:18 il corpo torna in primo piano come portatore di senso e portavoce degli ingranaggi. La danza delle ragazze-performer, che robotiche percorrono le orditure dei tessuti, diventa allora il simbolo della perfetta efficienza, della struttura gestuale predeterminata che si ripropone sotto unaltra veste; una gerarchia allapparenza improduttiva che ha perso ogni possibilità di trascrivere il movimento umano al di là dellimitazione esteriore del congegno elettronico e delle sue formali modalità produttive.
Ginevra Bria
organizzazione: Associazione Ordinesparso