Se mi lasci ti cancello

Cinema

Nuovo Cineforum Rovereto. Inverno 2005

Usa, 2004
Titolo originale: Eternal Sunshine of the Spotless Mind
Genere: fantascientifico/sentimentale
Durata: 108'
Regia: Michel Gondry
Cast: Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Elijah Wood, Mark Ruffalo, David Cross
Sito ufficiale: www.eternalsunshine.com

Joel e Clementine si amano alla follia ma sono troppo diversi. Così, un giorno, Clementine decide di farsi estirpare la sezione della memoria relativa alla loro storia d'amore. Quando Joel lo scopre vuole sottoporsi allo stesso trattamento, ma all'ultimo momento capisce di amare troppo Clementine e di non volerne cancellare il ricordo... Inizia così una corsa contro il tempo per poter salvare l'amata nei recessi della sua mente.

L'alternativa all'originale e improponibile "L'eterna luce solare della mente immacolata" (da un verso di Alexander Pope) è stata per i distributori italiani "Se mi lasci ti cancello". Ed è curioso perché la discutibile scelta coglie in pieno il contenuto del film, ma ne falsa totalmente lo spirito. Non si tratta infatti di una commedia demenziale, ma di un viaggio nella memoria difficilmente etichettabile. Alla base c'è la creativita' di Charlie Kaufman che, dopo averci trasportato nella mente di John Malkovich, ci conduce in quella di un uomo qualunque, lasciato dalla fidanzata. Si ipotizza, infatti, che una società renda possibile la cancellazione dal cervello di tutti i ricordi lasciati da un individuo. Basta un'unica seduta, di neanche ventiquattro ore, perché una persona, che magari si è amata alla follia per anni, scompaia totalmente, come se non si fosse mai conosciuta.

L'idea non è particolarmente originale (solo l'anno scorso il deludente "Paycheck" e il moderatamente simpatico "50 volte il primo bacio"), ma sempre stuzzicante, e nelle mani di Kaufman diventa lo spunto per la rielaborazione di un rapporto affettivo. L'estroso sceneggiatore ci trasporta in un universo, dai sottintesi psicologici venati di misoginia, popolato da donne nevrotiche, aggressive e asfissianti e uomini ingenui, un po' tapini e fondamentalmente irrisolti. Così sono i due protagonisti (lui, introverso e schivo, lei chiassosa e impulsiva), come anche i personaggi di contorno. Una diversità tra i sessi, forse un po' schematica nonostante la verità dei personaggi, che ambisce all'unione complementare, ma inciampa nella incompatibilità.

Un andamento a incastri permette di ricostruire, in un puzzle della memoria, l'altalena amorosa di una relazione sentimentale, dal primo incontro fino alla separazione, attraverso tappe di progressiva e crescente disillusione. Kaufman, però, non si accontenta di soffermarsi sulla coppia protagonista e costruisce ulteriori sottotrame, che ben si innestano nel racconto rischiando tuttavia di disperdere il potenziale emotivo nel divertissement narrativo. Poco lineare, inoltre, la scelta di permettere ai ricordi di interagire con la loro cancellazione, perché tradisce le premesse surreali, ma logiche, della vicenda.

La messa in scena di Michel Gondry asseconda l'ingombrante talento di Kaufman ed è particolarmente efficace nell'inserimento degli effetti speciali, lontani da uno sfarzo hollywoodiano iperbolico, ma vacuo, e sempre supportati da brillanti soluzioni di regia. Il nutrito cast aderisce al progetto con convinzione: Jim Carrey limita le smorfie a un paio di siparietti grotteschi dalla psicologia spiccia (la fuga nell'infanzia) e rende bene la mestizia del suo personaggio; Kate Winslet è luminosa e vitale, e Kirsten Dunst è una perfetta lolita vendicativa. Fa inoltre piacere incontrare Elijah Wood in abiti non tolkeniani e Mark Ruffalo conferma ancora una volta le sue doti mimetiche (difficile affiancare il giovane maldestro a cui dà vita al macho seduttore di "In the cut" o al poliziotto sfortunato di "Collateral"). Il finale lascia aperte le porte al destino, non si accontenta di compiacere totalmente le aspettative, liete, del pubblico e non affonda nel greve come i caratteri dei personaggi lascerebbero supporre. Il rifugio nelle mezze tinte è apprezzabile, ma l'impatto, molto cerebrale, avrebbe potuto essere più struggente.
Luca Baroncini su www.ondarock.it


organizzazione: Associazione Nuovo Cineforum Rovereto