Segantini e i suoi contemporanei
Temi e figure dell’Ottocento
Le sale della Galleria Civica G. Segantini di Arco si rinnovano con un aggiornamento delle collezioni e dei prestiti grazie alla mostra Segantini e i suoi contemporanei. Temi e figure dell’Ottocento curata da Alessandra Tiddia del Mart di Rovereto.
Attraverso tre nuclei tematici – il paesaggio, la figura femminile e quella infantile – il percorso espositivo affronta il confronto fra le opere di Giovanni Segantini, rese celeberrime dall‘azione capillare e intensa delle riproduzioni fotomeccaniche, e i lavori degli artisti trentini a lui contemporanei fra cui, ad esempio, Andrea Malfatti, Eugenio Prati, Bartolomeo Bezzi.
In mostra le riproduzioni fotomeccaniche d’epoca che riproducono alcuni capolavori di Segantini (conservate nell’Archivio Grubicy–Benvenuti del Mart) introducono il confronto sui temi accennati con opere di altri artisti, anch’esse provenienti dalle raccolte ottocentesche del Mart.
Il paesaggio, la figura infantile e quella femminile sono i temi maggiormente indagati dalla produzione artistica di fine Ottocento, fino a diventare dei veri e propri generi.
L‘antica suddivisione per generi della pittura informa il sistema dell’arte per tutto l’Ottocento, dalle aule dell’accademia alle sale espositive.
Nella sezione dedicata al tema del paesaggio l’esperienza segantiniana rivela il suo magistero fondamentale soprattutto riguardo alla dimensione della luce.
Ciò è evidente nei dipinti di Bartolomeo Bezzi, poiché essi rivelano definitivamente come il paesaggio, trasmutato da veduta in visione, sia ora il pretesto per dipingere il mutare della luce e delle condizioni atmosferiche, per esprimere un’impressione che può corrispondere a uno stato d’animo soggettivo.
La sua poetica della luce si esprime in contesti solitari senza la presenza umana: nascono così le opere raffiguranti grandi spazi dilatati, raffigurati nelle stagioni del trapasso, la primavera o l’autunno, all’alba o al tramonto.
Attraverso Segantini, luce e paesaggio erano potuti diventare i poli determinanti le ricerche artistiche della cultura figurativa di fine secolo, insieme alla diffusione di un topos iconografico che avrà ampia fortuna, quello della maternità e della figura femminile.
Segantini aveva affrontato questo tema da varie angolazioni, fin dal dipinto Le due madri, esposto nel 1891 alla Triennale di Milano, e sul fronte opposto, in opere come Il castigo delle Lussuriose, Nirvana, fino a Vanità.
In queste opere dove ampio spazio veniva dato allo sfondo paesaggistico, egli aveva trasfigurato la natura in “una foresta di simboli”, annullando in tal modo qualsiasi dicotomia fra Naturalismo e Simbolismo, stabilendo una nuova forma interpretativa che non contrappone i due termini ma li integra in un’unica poetica, personalissima.
È questo il suo insegnamento più profondo, quella sintesi fra Naturalismo e Simbolismo che un’intera generazione di artisti farà propria, al di là dei debiti formali e delle citazioni puntuali.
organizzazione: Mag - Museo Alto Garda