Sindbad il marinaio

Teatro

Rassegna teatrale "Nel Lagorai a Teatro"

"T.I.M. - Teatro Instabile di Meano"
Sindbad il marinaio
di Erri De Luca

SINDBAD, il capitano Kristian Civetta
VASCO, il nostromo Luca Santuari
JOSKO, assassino sloveno Riccardo Camertoni
IONA’, giovane ebreo disertore Paolo Nones
AARON, carnefice serbo Christian Dallapiccola
ANTE, poeta serbo dissidente Paolo Pezzano
NAZIM, vecchio bosniaco Guido Prati
NAROUZ, il curdo Khalid Tai Tai
MIRIAM, donna bosniaca incinta Irene Rella
RIVKA, ragazza bosniaca Anna Brugnara
NOA, ragazza bosniaca Chiara Zanella
SARAH, donna kosovara Lorena Simoni
Luci e fotografia Stefano Bassetti
Audio e ricerche musicali Andrea Volani
Scenografie Paolo Nones
Costumi Diana Sinigaglia
Regia Sergio Bortolotti

Un vecchio e sgangherato battello al suo ultimo viaggio, un capitano leggendario che racconta storie mitologiche in presa diretta come se avesse mille anni, un’umanità stanca e senza futuro, che cerca speranza oltre frontiera. Un intreccio di storie e racconti, quasi fossero un espediente salvifico per ottenere la «misericordia delle onde, che sono più ospitali della nostra terraferma». Un adattamento teatrale ambientato al tempo della guerra dei Balcani, che vuole essere un filo rosso che cuce e tiene insieme tutte le migrazioni moderne. Una riflessione poetica aperta e senza demagogia, sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi nostri anni. Sulle ragioni dure del partire, sulla decisione sofferta, di attraversare deserti e mari, sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé. A qualsiasi latitudine. Per spiegare a pieno questo spettacolo, in linea con la “tradizione T.I.M.” rivolta a mettere in scena storie dense della narrativa contemporanea, prendiamo a prestito le parole da “Rrock”, canzone di Gianmaria Testa contenuta nell’album “Da questa parte del Mare”:
Non era così che mi avevano detto il mare, no non era così E poi tanto di notte cosa vuoi mai vedere: qui c’è uno che grida, che dice che è tardi E bisogna partire. Qui c’è uno che grida, e si deve partire. E mio padre non c’è, è rimasto da solo a masticare la strada. Dice che tanto sarà guerra comunque e dovunque si vada. L’ho lasciato alla porta di casa che sputava per terra, come fosse un saluto. Ma non era così che credevo di andare, no non era così: come ladri di notte, in mano a un ladro di mare. E mio padre alla porta di casa che guardava per terra come se avesse saputo.