Sior Todero brontolon

Teatro

La Barcaccia di Verona
Sior Todero brontolon
di Carlo Goldoni
regia di Roberto Puliero
con Roberta Venturini, Elena Scarmagnan, Kety Mazzi, Davide Velieri, Roberto Puliero, Giuseppe Vit, Franco Cappa, Paolo Martini, Carolina Artegiani, Marco Ferraro

1761: Carlo Goldoni ha deciso di trasferirsi in Francia, dove lo attendono con tutti gli onori, per trascorrervi una serena vecchiaia. Tutto è già pronto per la partenza: ma egli non può andarsene senza aver prima rispettato l’impegno di lasciare ancora una commedia agli attori del veneziano Teatro San Luca, che ne sono in trepida attesa. Nasce così, un po’ di fretta, “Sior Todero Brontolon”, che si rivelerà negli anni uno dei più clamorosi successi comici del repertorio goldoniano. L’arte dei capolavori, illuminati dall’acuta osservazione critica del suo (e del nostro) mondo, capaci di proporre contenuti che ancor oggi stupiscono per l’attualità e l’universalità, lascia qui il posto al sublime artigianato del più straordinario inventore di teatro delle nostre scene, impegnato ad attingere, per la sua frettolosa fatica, ad ogni risorsa del mestiere. Ecco che si mescolano allora, all’interno di una trama accattivante e di trascinante divertimento, personaggi curiosamente tratti sia dalle vicende personali dell’autore che dal suo stesso teatro. Da quest’ultimo arriva certamente Todero, “rustego” di retroguardia cui non appartengono tanto i conflitti generazionali, quanto piuttosto il comico egocentrismo d’un Arlecchino invecchiato. Dalle memorie personali sembra invece giungere il giovane Meneghetto, autobiografico avvocatino già imbevuto degli ideali della borghesia, pronto ai predicozzi apologetici così come ai gioiosi corteggiamenti alle dame col ”morbin”. E dal teatro e dalla vita insieme arrivano le donne della commedia, Marcolina Fortunata e Cecilia, sempre più avanti degli uomini col loro affascinante miscuglio di amorosi entusiasmi e di senso pratico ai limiti del cinismo. E tra finzione e realtà allo stesso modo si confondono il marito “pampalùgo”, il giovanottone ingenuo, il subdolo fattore, la fanciulla innamorata, l’ormai imperturbabile servitore di casa. Ma a trionfare, alla fine, è soprattutto il teatro - quel teatro così povero, oggi, di artigiani tanto sapienti -, che “La Barcaccia” visualizza direttamente sulla scena, dedicandosi, nella realizzazione della commedia, all’ironica affettuosa reinvenzione di quegli espedienti teatrali che, da due secoli ormai, ne hanno puntualmente decretato il successo.


organizzazione: Comune di Castello Tesino