Sogno, il mio corpo vola

Mostra

L’Anmic di Trento presenta:
Sogno, il mio corpo vola
Arte e disabilità

L’inaugurazione avrà luogo il giorno 19 dicembre 2009 alle ore 17.30 presso Spazio Klien di Borgo Valsugana Piazza Degasperi, 20

curatori
Giangiorgio Gruber e Gabriela Nepo-Stieldorf

Gli artisti presenti
Ainhauser Felix Josef
Arman Marco
Bassetti Gelsomina
Baumann Andrea
Berlanda Marco
Bonato Maurizio
Bortolotti Amadeus
Bruch Martin
Conta Livio
Dallapiccola Tullio
De Simoni Lasta Mirta
Gelmi Annamaria
Girardi Carlo
Gruber Giangiorgio
Hanak Ingrid
Knoll Amalia
Lunardelli Clara
Luttinger I.C.A.
Nepo-Stieldorf Gabriela
Pancheri Aldo
Paulmichl Georg
Pirchner Christoph
Pöhacker Franz
Praxmarer Ernst
Prinoth Helmut
Rossi Zen Annamaria
Schauer Martin
Sölkner Prünster Eva
Stimpfl August
Stoffella Fendros Maria
Tscherni Martina
Tscholl Martin
Tumpfer Anna Maria
Urban Georg
Varesco Andrea M.
Verdini Pietro

L’arte immagina il futuro di tutti Mario Cossali
L’arte ha sempre avuto a che fare con la difficoltà di vivere, sia questa interiore e psichica, sia questa di natura prevalentemente fisica (degli arti o dei sensi).
Anche quando, nei secoli e nei millenni scorsi, l’arte esaltava la bellezza armonica, apparentemente impassibile di fronte ai dolori del mondo, altro non faceva che dare vita ad un sogno di sereno equilibrio tra bontà e bellezza, contrapposto a tutto ciò che rivelava caduta, colpa, sfortuna, miseria.
Sempre più comunque il cammino dell’arte è andato staccandosi da questo ideale platonico e sempre più è andato avvicinandosi ai buchi neri della vita, ai suoi bordi scivolosi e imprevedibili, ai suoi abissi oscuri inarrivabili.
L’intreccio tra arte e disabilità contiene oggi magicamente in sé i due aspetti dell’eredità artistica di ogni tempo: da una parte il sogno di una bellezza mai da nessuno posseduta, forse perduta, magari per caso solo intravista, dall’altra contiene e custodisce le domande più difficili, le angosce più lancinanti, il senso di vuoto e la solitudine che spesso alimentano e tormentano la vita dell’uomo contemporaneo.
Ma l’arte è sempre in ogni caso comunicazione e dunque, “spes contra spem”, torna sempre ad essere scommessa per la verità e per la libertà, per la visione di un orizzonte diverso e per la relazione con l’altro che ci sfugge.
Ne consegue che tutti possono essere coinvolti dal demone dell’arte e che nessuno può sentirsene tristemente escluso.
C’è il grande artista che affronta le difficoltà della vita rappresentandole e c’è chi ogni giorno deve affrontare le sue personali difficoltà trovando nell’arte non tanto una banale terapia, quanto un nuovo modo di vivere e di immaginare il proprio futuro.